Genova. “Meglio il feedback del risparmio a quello del soccorso. Questa politica attuale non corrisponde al soccorso tecnico urgente ma ad un soccorso tecnico prorogabile dove le condizioni di lavoro e i carichi sono precari e il cittadino continua a soffrire un disservizio essenziale per la sopravvivenza”.
A quasi una settimana dall’ultima grave emergenza che venerdì scorso ha travolto la regione, e in particolare il levante genovese, il sindacato Usb dei vigili del fuoco torna a puntare il dito sulla situazione in cui versa la categoria.
“Venerdì 14, ore 3, inizia la guerra del tornado e delle alluvioni nel territorio genovese – racconta in una nota Usb VVF Genova – la macchina del soccorso inizia a mettersi in moto. Grazie a una convenzione con la Regione Liguria si tampona l’inevitabile, mentre il comando attua timide norme per un richiamo suppletivo del soccorso (una manciatina di uomini), compreso due pompieri di Vercelli con una autoscala (non quella marchiata Renzi, ma una di circa 20 anni). Non si apre la sala operativa 115 (cuore della gestione di uomini e mezzi) e si lasciano quattro centralinisti con la conseguenza che ci sono una cinquantina di chiamate di soccorso in coda. Alle 12 di sabato – continua la nota – ci sono al 115 circa 150 interventi in coda e domenica visto il carico di lavoro e una paga oraria da fame (circa 5 euro netti all’ora), si richiamano 25 unità in straordinario. Se ne presentano 14 e la situazione è tragica, coma di consuetudine, 63 pompieri nelle 24 ore con più di duecento interventi in coda”.
Ma, il j’accuse del sindacato “L’importante è che i nostri amministratori raggiungano l’obiettivo del risparmio mentre la logica direbbe di attuare il raddoppiamento dei turni (mettendo in evidenza la carenza di organico), questo avrebbe permesso di avere circa 170 pompieri disponibili H24 sino al rientro dell’emergenza”.
Per queste motivazioni Usb Genova organizza lunedì prossimo alle 21 al Cap di Genova un confronto aperto con la cittadinanza “per chiarire quali diritti essenziali devono permanere in paese democratico e industriale come il nostro, invitando la politica e l’amministrazione per un confronto con le istituzioni locali e poter prendere definitivamente coscienza che lo stato sociale non si tocca”.