Lettera al direttore

La proposta

Verdi: “Troppi cinghiali? Perché usare sempre il piombo e non il controllo della fertilità nella fauna selvatica?”

cinghiale abbattuto
Foto d'archivio

Per l’elevato numero di cinghiali, prendiamo spunto da uno studio di una delle massime esperte mondiali, Giovanna Massei, la quale, sul Mattino di Padova, dichiara: “Anziché schierare più fucili, meglio il vaccino che blocca la fertilità” e suggerisce dei self service speciali per la distribuzione di esche. Anziché pensare alla mortalità, la Dott.ssa Massei, lavora sul controllo della fertilità e dunque sulla natalità. I suoi suggerimenti sono ascoltati dall’Eaza Group che si occupa di contraccezione negli zoo, dal dipartimento inglese per l’Ambiente, dai governi scozzese e gallese.

Quello che si potrebbe fare, con la regia di Giovanna Massei , è una sterilizzazione tramite vaccinazione. In particolare con l’uso del GonaCon, si avrebbe la garanzia di un’infertilità del 92 per cento dei cinghiali per 4-6 anni. Tutti gli studi condotti finora sulle dinamiche di popolazione della fauna selvatica dimostrano che il controllo della fertilità è più efficace degli abbattimenti e che solo con questo metodo incruento è possibile ridurre il numero di animali presenti in un’area. Una soluzione praticabile? Nonostante le problematiche connesse con l’applicazione del controllo di fertilità per la fauna selvatica siano molte e complesse, esistono contesti e specie in cui questo metodo rappresenta una soluzione praticabile e possibile. In tutti i casi di popolazioni isolate o di animali la cui gestione non può, per varie ragioni, essere condotta attraverso abbattimenti, ad esempio in molte aree protette, l’impiego dei contraccettivi rimane uno dei pochissimi metodi validi dal punto di vista dell’efficacia e del benessere ambientale ed animale.

In altri contesti, quale quello della gestione delle malattie della fauna selvatica, il controllo della fertilità è stato suggerito come possibile strumento per ridurre il tasso di contatto e di trasmissione di malattie tra gli individui. Diversi studi hanno, infatti, dimostrato che l’abbattimento può portare a immigrazione, disgregazione sociale ed effettivamente dar luogo ad una maggiore frequenza di contatti , in quanto gli animali compiono movimenti a lunga distanza, riempiono i vuoti lasciati da coloro che sono stati rimossi dalla popolazione o ristabiliscono i territori. Viceversa, il controllo della fertilità ha meno probabilità di influenzare il comportamento sociale e gli sposta menti degli animali selvatici. Le difficoltà pratiche che si riscontrano per utilizzare il controllo della fertilità nella gestione delle popolazioni di fauna selvatica, possono meglio essere superate, e gli inevitabili errori iniziali, corretti con l’esperienza, attraverso l’impiego di modelli matematici per prevedere l’impatto della contraccezione sulla popolazione, e con i primi risultati ottenuti sul campo, permettono di perfezionare il piano di gestione.

La valutazione, quindi, di costi e benefici dell’impiego del controllo della fertilità per mitigare i conflitti fra attività antropiche e fauna selvatica, deve però essere basata su un serio studio preventivo che valuti la reale fattibilità dell’intervento, i costi e i tempi previsti per la realizzazione degli obiettivi, confrontata anche in funzione delle aspettative da parte dei vari gruppi di interesse.
Auspichiamo che questi consigli, siano presi in seria considerazione dalla nostra Regione.

Angelo Spanò co-portavoce metropolitano dei Verdi Liguria

Pierluigi Biagioni Verdi Liguria area Tigullio

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