Sestri Ponente/Borzoli. L’apertura delle gallerie Bozoli-Erzelli che continua a ritardare (l’inaugurazione è però finalmente fissata per gennaio), l’ordinanza che non è sufficiente, i tir che continuano a passare all’incrocio tra via Giotto e via Borzoli.
L’ultimo episodio questa mattina: attorno alle 7.45 a Fegino tre autoarticolati si incastrano nelle strette curve della zona. Basta per mandare in tilt la circolazione stradale e provocare la protesta del comitato spontaneo dei cittadini. Basta, soprattutto, per testimoniare come i divieti alla circolazione dei mezzi pesanti in orario scolastico vengano ignorati.
Proprio mentre Franca Bolognini, madre del 18enne Alessandro Fontana che il 2 dicembre 2014 venne travolto da un tir proprio a quell’incrocio, inizia lo sciopero della fame contro le lungaggini e i ricorsi che continuano ad impedire il risarcimento dei danni alla famiglia.
“Quando dopo 99 settimane di silenzio una madre vuole solo avere pace e non continue prese in giro non c’è che un’alternativa: lo sciopero. Uno sciopero – spiega – che costringa chi fa il sordo, chi trascina le cose per guadagnare tempi che per lui vogliono solo dire denaro, a pensare che per una madre che ha perso un figlio il tempo è relativo. Da domani 25 ottobre non toccherò più cibo, quel cibo che tanto mio figlio adora, lo faccio per far capire che le lungaggini processuali a cui ci sta sottoponendo l’assicurazione uccidono tanto quanto il fatto stesso. Non mi vergogno a dire che si sta consumando un altro omicidio. Una condanna penale di primo grado, una piena colpevolezza dell’autista e ancora nulla. Per me madre l’unico modo di cercare di sopravvivere è chiudere almeno gli aspetti legali.
“Questi criminali – continua la signora – per non dare ciò che la legge, con delle specifiche tabelle nazionali che stabiliscono il valore della vita di una persona, che per me non ha prezzo e a cui mi adeguo perché sempre sono stata a quanto la legge dice, trascinano i processi, colpendo, colpendo, colpendo ancora. Se non otterrò quello che Ale e la sua famiglia hanno il diritto di avere almeno lo vedrò presto”.