Nel relitto

Più di 2 mila anfore romane: il tesoro sommerso del Tigullio

La nave affondata trasportava vino dalla Toscana alla Gallia

Si è tenuta ieri pomeriggio a Santa Margherita Ligure la presentazione del ritrovamento del relitto di epoca romana al largo del Golfo del Tigullio scoperto grazie al rinvenimento da parte di un pescatore locale di quattro anfore vinarie nel maggio scorso.

Guido Gay, ingegnere e scopritore di relitti, ha raccontato le operazioni svolte per individuare la nave attraverso uno speciale sommergibile robot. Le dimensioni del cumulo desunte dalla scansione sonar permettono di ricostruire le dimensioni del relitto, un’imbarcazione da carico di circa 25 metri di lunghezza con un carico stimabile intorno alle 2.000-2.500 anfore. Si tratta quindi di una nave oneraria con una capacità intorno alle 100-150 tonnellate, che rappresenta la stazza media delle navi onerarie romane dedicate al commercio del vino italico tardo-repubblicano.

Un’ulteriore testimonianza di quelli che erano i traffici commerciali tra la Toscana meridionale e la Gallia. “In questa importante zona vinicola – ha spiegato Simon Luca Trigona della Sovrintendenza Archeologica – si concentravano i latifondi dei Domizi Enobarbi, grande famiglia dell’aristocrazia senatoria a cui appartiene il console Cneo Domizio, generale romano che nel 121 sconfisse le tribù galliche degli Arveni e degli Allobrogi”.

Non è un caso quindi che i bolli ritrovati sulle anfore di Santa Margherita Ligure, si concentrino nella Gallia centrale, area geografica dove si svolsero le guerre
condotte da Domizio e, con ogni probabilità, mercato di destinazione del vino trasportato dal relitto.

“La scoperta – ha commentato Paolo Donadoni – è eccezionale per tanti motivi: da un punto di vista storico e culturale, per le modalità con cui è stata condotta l’ispezione, per lo sforzo e il coordinamento di molti soggetti coinvolti. Ma come sindaco di Santa Margherita Ligure trovo eccezionale in particolare un elemento di questa vicenda che racconta dell’amore e del rispetto che la nostra comunità ha per il nostro mare da Bandiera Blu. Un nostro pescatore ha ritrovato le anfore – ed è il motivo per cui siamo qui e non altrove a presentare questa scoperta – e ha voluto subito mettere a disposizione questo ritrovamento. Accogliamo questa scoperta anche come dono per il nostro Museo del Mare che sta muovendo i primi passi”.

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