Genova. “Quando quella mattina l’ho visto con l’auto parcheggiata sotto casa mia con i paletti divelti non ho capito più niente. L’ho inseguito e mi sono portato la pistola perché mio zio pensavo fosse armato visto che è un cacciatore. L’ho raggiunto nel sentiero, abbiamo avuto un diverbio. Lui mi ha insultato e mi ha sputato in faccia. Poi si è girato in segno di spregio. A quel punto gli ho sparato”. E’ una confessione piena quella di Claudio Borgarelli che questa mattina davanti al gip Paola Faggioni ha ammesso di aver perso la testa dopo anni di liti dietro a quel sentiero di proprietà che, secondo il nipote, “lo zio non rispettava”.
E’ un racconto drammatico che si snoda tra le lacrime quello di Borgarelli, apparso al suo avvocato Antonio Rubino, molto provato dopo due giorni di carcere. Borgarelli non chiede scusa, no, ma ammette le sue responsabilità senza minimizzare la gravità di quanto ha fatto.
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Borgarelli ha raccontato di aver sparato due volte contro la testa dello zio. Poi “ho preso il machete e gliel’ho tagliata”. L’infermiere è poi rientrato a casa e si è cambiato. Ha preso una corda e un sacco ed è tornato nel bosco. Ha legato il corpo dello zio con una corda, l’ha trascinato e poi gettato nel dirupo. Poi ha messo la testa nel sacco nero.
Tornato di nuovo in casa il 55 enne nipote di Albano Crocco ha messo nello stesso sacco in cui era contenuta la testa della zio i vestiti sporchi. Poi è salito in auto e ha buttato il tutto in Valbisagno dove verrà ripreso dalle telecamere mentre getta tre sacchi della spazzatura in due distinti cassonetti dell’immondizia.
Fino a venerdì con il suo avvocato Borgarelli aveva continuato a negare ogni responsabilità, ma questa mattina a sorpresa, ha deciso di liberarsi di un peso ormai insostenibile. Contro di lui gli investigatori avevano raccolto indizi pesanti, dalle intercettazioni ambientali alle immagini delle telecamere. E anche la prova dello stub sulle mani di Borgarelli, esaminata dal Ris di Parma venerdì, ha dato esito positivo. E lo stesso esito avrà, non appena sarà effettuato, l’esame sulla pistola che gli è stata sequestrata due giorni dopo il delitto.
Borgarelli non ha saputo dare una spiegazione sul perché di quel gesto così efferato, che lo ha portato a tagliare la testa dello zio: “Non so perché l’ho fatto” si è limitato a dire. Forse voleva far sparire la traccia del proiettile? Oppure è stato un gesto simbolico, quasi a cancellare l’identità di un uomo a cui un tempo ha ammesso “di essere stato molto legato“.
“Stavo subendo un’ingiustizia” ha continuato a ripetere al gip e al pm Silvio Franz che ha assistito all’interrogatorio a proposito di quel sentiero che per lui era diventato una vera e propria ossessione. Oltre che con lo zio Borgarelli aveva avuto una grossa lite anche con un vicino di casa.
Probabile che Borgarelli verrà sentito nei prossimi giorni anche dal sostituto procuratore Silvio Franz, mentre l’avvocato Rubino, che ha assistito attonito alla confessione, ha fatto sapere che chiederà la perizia psichiatrica.
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