In carcere

Omicidio Molassana, Enzo Morso si costituisce: “Non ne potevo più”. Arrestato per il possesso dell’arma

Braccato da giorni dagli agenti della squadra mobile di Genova, questa mattina si è costituto al commissariato di Chiavari

Genova. “Non ce la facevo più”. Enzo Morso, braccato da giorni dagli agenti della squadra mobile di Genova, questa mattina si è costituto al commissariato di Chiavari. Nei giorni scorsi gli uomini di Annino Gargano hanno effettuato diversi blitz e perquisizioni: “Ci siamo andati vicini un paio di volte” commenta il capo della squadra mobile. Sessant’anni, ritenuto referente di cosa Nostra da Genova, Ernzo Morso è attualmente sotto processo a Caltanisetta per associazione mafiosa insieme ad altre 62 persone.

La squadra mobile genovese lo ha arrestato per detenzione e porto di arma da fuoco abusiva. E’ lui il proprietario della 7.65 semiautomatica che ha sparato un colpo nell’appartamento di Molassana dove due settimane fa è stato ucciso Davide Di Maria, 28 anni, per un debito di droga di circa 10 mila euro.

Lo stesso Morso, che questa mattina è stato sentito dagli agenti della squadra mobile che hanno effettuato anche un tampone salivare per fare raffronti con quanto la scientifica ha rilevato sul luogo del delitto, ha ammesso di essere il proprietario dell’arma. Per gli investigatore lui ha portato la pistola nell’appartamento e l’ha estratta quando ha visto Marco Ndiaye tutto bardato da combattimento e la 357 special sul tavolo. Ne è seguita una colluttazione ed Enzo Morso ha perso l’arma che è finita in terra. Raccolta dal figlio Guido la pistola spara un colpo che non colpisce Di Maria, come si credeva in un primo momento, ma finisce conficcato in un ferro da stile dentro un mobile di legno. Poi l’arma si inceppa perché non è in buone condizioni. A quel punto riparte la colluttazione e la coltellata al cuore che ucciderà il 28 enne pusher.

A colpire a morte Di Maria secondo gli investigatori sarebbe Guido Morso, ma l’arma non è mai stata trovata. Guido si era assunto la responsabilità del delitto: “Ho sparato io per difendermi” aveva detto quando si era costitutivo ai carabinieri. E aveva fatto ritrovare sia la 7.65 che la 357 magnum che per gli investigatori è di proprietà di Ndiaie. Ma del coltello non c’e traccia

A quanto pare Enzo Morso avrebbe fornito una quarta versione della vicenda. Anche lui come il figlio è difeso dall’avvocato Mario Iavicoli. Anche lui come il figlio finirà a Marassi in isolamento. Lunedì dovrebbe essere sentito dal gip Ferdinando Baldini. Padre e figlio sono indagati in concorso anche per l’omicidio, ma senza l’arma del delitto sarà difficile provare davvero chi ha sferrato il colpo fatale.

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