La mappa

Nasce il “Pipi Tour”, il TripAdvisor dei bagni pubblici genovesi

E' il gruppo Facebook Genova contro il degrado a lanciare l’idea di “mappare” la presenza dei wc pubblici

Genova. E’ capitato a tutti, inutile negarlo. Una volta fuori casa, più o meno all’improvviso, arriva l’impellente necessità di andare in bagno. La soluzione per l’uomo, non senza una certa dose di coraggio dato lo stato in cui versano, può arrivare dai vespasiani ancora presenti, anche se rari, in città. Per le donne la situazione invece diventa complicata. Non resta che cercare la famosa toilette. Ma i bagni pubblici, in una città come Genova, sono mera utopia. Oppure no? L’idea di “mappare” la presenza di wc “libero”, messo cioè a disposizione del cittadino dal pubblico e non dal privato, la rilancia il gruppo Facebook Genova contro il degrado.

“Abbiamo pensato di fare una cosa utile per tutti – lancia il post Mario Olivari – ci siamo inventati il “Pipi TOUR “. Mi spiego, ognuno di noi dovrà se vuole indicare posti dove si possa usufruire di un WC che non sia in bar, supermercati, uffici pubblici ecc..vediamo come sappiamo arrangiarci per fare pipì, visto che non ci pensa chi dovrebbe”.

Sei anni fa, con elenco di Amiu datato marzo 2010, i bagni pubblici autopulenti erano 19 e sparsi in tutta la città, da Voltri a Nervi. Si trovavano in via dei Cebà (alle spalle del Carlo Felice), via Fiume, piazza Martinez, Villetta Dinegro, piazzale Mazzini, parco dell’Acquasola, giardini Govi, viale Sauro e giro del Fullo. A Principe, in piazza Vittorio Veneto – via Buranello a Sampierdarena, poi via Prà, piazza Palmaro, Villa Giuseppina, parco di via Avezzana, Villa Croce, piazzale Guerra. Ma in che stato? Degrado, chiusure, spesso chiusi o non segnalati.

Immediata la reazione dei genovesi presenti nel gruppo, per un argomento “che ci accomuna tutti”. Con un po’ di ironia Barbara, infatti, commenta: “…già.. prima delle mozioni, le minzioni!”. Poi, però, commento dopo commento (una cinquantina) la mappa passa sempre più dal virtuale al reale.

A ponente il tour fa tappa alla Fiumara, Leroy Merlin, Ikea. Ma, va sottolineato, si tratta di centri commerciali, quindi in teoria in “deroga” ai privati. C’è poi chi suggerisce la Asl (il palazzetto della Fiumara, ad esempio) o la biblioteca di Sestri Ponente “anche per una sosta culturale”.

Poi spostandosi verso il centro la tappa principale è sicuramente il Porto Antico con i bagni del Mandraccio. E chi, una volta in via XX Settembre, non è entrato alla Feltrinelli o alla Coin (ma non ad esempio Upim e Oviesse), prima di tutto per andare in bagno? Anche il mercato orientale e la Coop possono venire incontro, soprattutto se si deve nel contempo fare anche la spesa. Così come il mercato di Piazza Palermo (chiedere al salumiere) o il Tribunale stesso, dove c’è un bagno per ogni piano, ma, va ricordato, bisogna passare dal metal detector. Il “migliore”, suggeriscono gli utenti, è quello al sesto piano.

“Se stai fuori poco vai x un caffè ..ma se sono ore..devi continuamente prendere qualcosa nei bar..a volte vorrei ci fossero bagni a pagamento..”, sospira Loredana. E i wc a pagamento ci sono. In stazione, a Principe e Brignole, una decisione che a suo tempo aveva scatenato polemiche. Gianluigi suggerisce il vespasiano di piazza Paolo Da Novi angolo via S.Zita. Oltre a quello di Caricamento, via Buranello e via Bologna. In Oregina: Albergo dei poveri e via Maculano.

Poi c’è la questione bar ed esercizi pubblici, dove è sì possibile usare il bagno, ma in realtà da sentenza del 2010 dovrebbero usufruirne solo i clienti. E spesso, per altro, ci si imbatte nel classico “fuori servizio”, “bagno rotto”, così come “servizi utilizzabili con consumazione”.

Senza contare un certo fisiologico disagio per la richiesta stessa e, per cui, alla fine un caffè, una bottiglietta d’acqua, una spesa minima purché si possa andare in bagno. Con l’incognita della risposta “mi dispiace, il bagno non c’è“.

Insomma per riassumere “chi è educato consuma – scrive Massimo – ma ragazzini e stranieri, poveri e disoccupati devono sporcare in giro?”. E poi aggiunge: “Il Comune giustamente demanda ai privati, se no ci dovrebbero esser vespasiani ogni 5 metri di qualsiasi strada”. Ma non tutti sono d’accordo. “Se parliamo di buon senso ok, ma obbligare a dare un sevizio che spetta al comune non lo trovo giusto” rilancia l’ideatore del pipi Tour. Pinuccia ricorda cosa può succede, ad esempio, una domenica nella turistica via Garibaldi con gli esercizi chiusi. “O quell’unico bar pienissimo? Vi sembra normale?”.

E nelle altre città, anche fuori confine, come funziona, “ci sono dei “fai pipì” per le strade”, chiede Loredana. “Certo – risponde Marco – a pagamento ma ben gestiti, magari anche quelli chimici funzionanti e puliti?Non come qui che lo hanno acquistati installati e abbandonati a se stessi”.

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