In Liguria sono 136.216 gli stranieri residenti, una cifra in calo rispetto all’anno precedente (138.697), determinata in parte da alcuni flussi di rientro verso i paesi di origine, ma soprattutto dal numero sempre crescente di acquisizioni della cittadinanza italiana. Quest’ultimo fenomeno evidenzia che è in atto un processo di stabilizzazione, confermato anche dall’alto numero di permessi per lungo residenti rilasciati. E’ quanto emerge dal Dossier Statistico Immigrazione 2016, a cura di IDOS in partenariato con la Cooperativa Com Nuovi Tempi, Rivista Confronti e in collaborazione con l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In termini di incidenza percentuale la componente straniera rappresenta l’8,7% dell’intera popolazione ligure, senza sostanziali variazioni rispetto all’anno precedente (8,8%), con un valore massimo che continua a registrarsi in provincia di Imperia (10,6%). In termini assoluti, la provincia di Genova resta la residenza scelta dalla maggioranza degli stranieri (circa il 52% del totale, con 70.752 registrazioni in anagrafe), seguita da quelle di Savona (23.817), Imperia (22.821) e La Spezia (18.826).
Per quanto riguarda la dinamica migratoria in uscita, la congiuntura economica negativa appare la causa principale degli spostamenti all’estero. La migrazione di ritorno, però – si legge nella sezione del Dossier dedicata alla Liguria – è un processo decisionale complesso, su cui intervengono molteplici fattori interconnessi tra loro. La perdita del lavoro è condizionata dalla situazione economica del paese di immigrazione, ma la possibilità di tornare a casa dipende anche dalle opportunità che il soggetto può trovare in patria. L’Ecuador è un esempio emblematico di come i flussi di rientro siano favoriti dalla fase di ripresa economica del paese e da una politica del governo ecuadoriano che ha fortemente sollecitato i propri connazionali a tornare in patria con una serie di incentivi e programmi.
Come già nello scorso anno, l’Albania, l’Ecuador, la Romania e il Marocco restano, in ordine decrescente, le collettività più numerose, con valori assoluti attorno alle 20mila unità per le prime tre e alle 13mila per l’ultima. Seguono a distanza l’Ucraina, la Cina e il Perù (tutte nell’ordine delle 4.000 unità), la Repubblica Domenicana (circa 3.800), il Bangladesh (circa 2.800) e la Tunisia (circa 2.600).