“Genova è una città solidale, che accoglie e quanto accaduto in via XX settembre è solo un caso isolato che nasce da molte incomprensioni e che speriamo si possa risolvere presto, quando tutt’e le parti interessate inizieranno a collaborare”. Manuel Sericano, direttore del Consorzio Agorà che coordina l’accoglienza di oltre 400 persone richiedenti asilo sul territorio della città metropolitana con tiene a fare chiarezza e a ricordare come gli immigrati siano dislocati in tutti i quartieri cittadini, da quelli popolari alle zone “bene” con Castelletto, Albaro e Nervi.
“L’accoglienza diffusa è un indirizzo nazionale, per evitare che si creino quartieri ghetto in aree disagiate delle città – spiega Sericano – e quindi abbiamo centri su tutto il territorio metropolitano senza che si sono ano riscontrati particolari problemi”.
La manifestazione di oggi, davanti al civico 11 di via XX Settembre, il palazzo che ha deciso di negare l’acqua agli immigrati ospitati in un appartamento, e’ quindi il segno visibile di una solidarietà fortissima dimostrata ogni giorno dai cittadini. “Per via XX settembre abbiamo visto un bell’esempio di solidarietà partita con il passa parola dei social ma noi, comunque, riceviamo spesso offerte di aiuto silenziose, che nascono dal cuore, da persone che offrono abbigliamento per i più piccini o che si mettono a disposizione per il volontariato. Dal nostro osservatorio, quindi, vediamo una città ancora solidale n che se possono capitare situazioni di incompresione come quella di via XX Settembre”.
Certo che il segnale arrivato dall’assemblea di condominio, che ha deciso di negare un l’acqua assume un forte significato simbolico per persone che provengono da Zena spesso desertiche dove l’acqua è un bene primario è spesso molto raro. “Gli ospiti non credo che, per ora, abbiano una grande consapevolezza del problema – sottolinea Sericano – ma è certo che, vista la provenienza culturale, l’acqua e’ un bene primario ancora più di quanto noi pensiamo”.