Arenzano. Lo scritore argentino Osvaldo Soriano, nei suoi racconti, parla di anonimi e onesti calciatori, che inseguono un pallone, di improbabili allenatori giramondo, di gioie e disperazioni calcistiche e anche della malinconia degli sconfitti, degli esclusi, degli sfortunati, “dei goal che uno si perde nella vita”... ebbene, credo che – se fosse ancora in vita – non gli sarebbe sicuramente sfuggita la favola calcistica e umana di Alberto Corradi, che appena tre anni fa si sedeva sulle panchine del Libraccio Arenzano (portato dalla Seconda alla Prima Categoria) e Varazze (Promozione, salvezza ai play out) per poi diventare, negli ultimi anni, il collaboratore tecnico di mister Juric, prima a Mantova, poi a Crotone ed infine al Genoa.
Nella gara di Bologna, dopo l’espulsione di Ivan Juric, avvenuta al 40° del primo tempo, è diventato il “numero uno” ed il “suo” Genoa, con lui in panchina, grazie ad un goal del “Cholito” Simeone, ha vinto sul difficile campo dei petroniani.
Al di là del successo attuale, ti riconosci, nella tua parabola iniziale, in uno dei personaggi dello scrittore sudamericano?
” Si e spero di poter fungere da apripista ai tanti colleghi che lavorano con passione e professionalità nelle categorie dilettanti e che, purtroppo, non hanno finora avuto la fortuna di arrivare a certi traguardi, pur avendone i requisiti”.
Quali sensazioni hai provato nel momento in cui sei subentrato al tecnico croato?
“Per un attimo, ma solo per un attimo, l’emozione è stata tanta, ma poi capisci che devi prendere la situazione in mano, contribuire a fare in modo che la squadra marci per il verso giusto; sono tre anni che vivo a stretto contatto con Juric e il nostro linguaggio calcistico ha persino la stessa cadenza dialettale” – scherza Corradi, che continua -“Lavoriamo a 360°, in funzione della squadra e poi sono stato anche fortunato, perchè l’espulsione, avvenuta a fine tempo, mi ha permesso, al ritorno negli spogliatoi, di parlare con Ivan e di tornare in campo con le idee chiare sul da farsi, anche se la partita è stata complicata e le espulsioni hanno continuamente richiesto di interpretare lo sviluppo della gara.Insomma, credo che tutto sia andato bene”.
Sull’altra panchina c’era Roberto Donadoni, ex giocatore di livello internazionale, ex tecnico della nazionale italiana e ottimo tecnico…
“Donadoni è stato uno dei miei idoli giovanili, ma dopo essermi “pizzicato” la guancia per capire se era tutto vero, le difficoltà della partita mi hanno costretto a pensare a ben altro”.
E’ un Genoa che gioca un ottimo calcio, che ha uno spirito ribelle, operaio… da dove nasce tutto questo?
“In questi tre anni trascorsi a lavorare con Juric, ho notato che le sue squadre hanno tutte lo stesso piglio, carattere, temperamento… il mister riesce a trasmettere la sua mentalità, il suo credo, la voglia di lottare e combattere; riesce a “farsi dare l’anima” ed è per questo che il Genoa ha nel DNA uno spirito partigiano, tanto amato dai suoi tifosi”.
Peccato che arrivi la sosta....
“Il lato positivo della pausa è rappresentato dal fatto che avremo tempo per preparare al meglio le due prossime partite, che ci vedranno impegnati,sempre al “Ferraris”, con l’Empoli e con la Sampdoria, tra l’altro due compagini che giocano e propongono un calcio molto simile, al di là degli interpreti… anche se il derby sarà, gioco forza, una partita unica, speciale, diversa da tutte le altre”.
Cosa farai da grande?
“Il collaboratore tecnico di Ivan Juric”.