La protesta

Savignone, il sindaco tiene chiuse le scuole per protesta e diventa baby sitter

Antonio Bigotti, sindaco di Savignone

Savignone. I fondi per la messa in sicurezza della scuole non sono arrivati e il sindaco di Savignone, Antonio Bigotti, ha deciso dare vita a una protesta, tenendo chiusi gli istituti nel primo giorno di scuola.

Per fare questo, però, si è anche improvvisato baby sitter, tenendo alcuni bambini, insieme alle animatrici da lui pagate. “E’ una lotta per tutti i comuni d’Italia – ha sottolineato Bigotti -. Faccio il sindaco per passione, non per fare carriera, e vorrei che il nostro Paese crescesse in modo sensato”. Al suono della campanella, poco prima delle otto, Bigotti ha incontrato i genitori degli alunni al parco comunale per spiegare le ragioni della sua protesta.

“Mi hanno sostenuto, sono d’accordo con me. E li ho rassicurati: ho fatto ulteriori verifiche con i tecnici, le zone a rischio sono state chiuse e le aule spostate da un’altra parte per garantire lo svolgimento delle lezioni nella massima sicurezza”. Dopo l’incontro, alcuni genitori hanno lasciato i bambini al primo cittadino e sono
andati a lavorare. La decisione di non aprire le scuole il primo giorno era nata dopo i tragici fatti del terremoto del Centro Italia. Il primo cittadino di Savignone aveva lamentato la mancata erogazione di un milione di euro da parte dello Stato per effettuare interventi strutturali antisismici.

Le lezioni riprenderanno comunque regolarmente domani. Dopo un sopralluogo da parte dei tecnici incaricati dal primo cittadino, alcune aule sono state spostate in altre zone degli edifici per consentire il regolare svolgimento dell’attività didattica in piena sicurezza.

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