Genova. Il disegno è chiaro: un cimitero dismesso e un settore morto. “E’ così che immagini il futuro della ricerca Ericsson a Genova e in Italia?”. La domanda è racchiusa nel volantino distribuito stamani dai lavoratori Ericsson davanti ai cancelli del Salone Nautico, nel giorno dell’inaugurazione della 56edizione.
Scioperano i lavoratori genovesi della multinazionale svedese, con un presidio alla Foce per tenere alta l’attenzione sul loro futuro a rischio. In piazza anche una delegazione dei lavoratori genovesi di Piaggio Aero, che hanno invece revocato la protesta dopo aver ottenuto la sospensiva della procedura di mobilità da parte dell’azienda. Gli Striscioni attaccati all’ingresso del Salone Nautico “Ericsson licenzia, Governo agisci” sono gli stessi delle ultime proteste.
I 147 lavoratori Ericsson si sentono umiliati dal Governo “che non è riuscito a dare un incontro nell’ambito di una procedura che porta a quasi cinquecento licenziamenti” e dai risultati che, a fronte di mesi di serrata protesta, non sono arrivati. In compenso sono pronti i nomi a cui offrire la buonuscita in alternativa al licenziamento di fine ottobre.
I numeri parlano chiaro: da 1100 dipendenti a 650 in dieci anni. In corso la 13esima procedura di licenziamento: altri 147 esuberi, di cui 137 in Ricerca e Sviluppo. La morte del settore, il futuro a rischio per una manodopera altamente specializzata. Il cimitero, appunto, come da volantino.
Da poco è arrivato anche il sindaco Marco Doria. Presenti anche diversi consiglieri comunali e regionali e il presidente del consiglio comunale, Giorgio Guerello.
“I lavoratori hanno ragione e voglio che si trovi una soluzione civile per dei lavoratori che stanno rischiando davvero il posto di lavoro” ha detto il sindaco Marco Doria dopo aver parlato a lungo con alcuni di loro.
“Il sindaco ci ha anche detto – spiega Marco Paini, rsu Ericsson – che forse oggi dovremmo riuscire a parlare con il ministro che sarà presente all’inaugurazione del Salone. Si tratta di un piccolo passo verso quell’incontro con il Governo che stiamo chiedendo”.