Genova

Risewise: il progetto dell’Università di Genova per l’inclusione sociale e lavorativa femminile

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Genova. Può una donna disabile essere indipendente e avere le stesse possibilità di un uomo? A questo il progetto scientifico RISEWISE vuol rispondere, cercando soluzioni positive a interrogativi ancora aperti. Si tratta di un progetto dell’Università di Genova della durata quadriennale e che prende il via dal 1 settembre. Coordinatrice e Responsabile scientifica la Dott.ssa Cinzia Leone.

Risewise è un progetto unico mai sperimentato prima e finanziato con fondi europei in ambito Horizon 2020, (circa 2 milioni di euro). Si tratta di una sfida alla società contemporanea allo scopo di cambiare le pratiche di inclusione sociale e rendere disponibile anche a donne con disabilità una “vita normale”, fatta di lavoro, istruzione e famiglia. Perché tra i tanti fattori che rendono difficile l’integrazione, la disabilità è quello trasversale più radicato e persistente.

Dal momento che gli studi medici, sociali e antropologici sull’handicap in maniera organica sono relativamente recenti e molto spesso non fanno distinzione precisa di genere, uno degli scopi fondamentali del progetto è anche quello di sviluppare nuove competenze in grado di migliorare l’integrazione sociale e in generale la vita delle donne con disabilità, secondo una prospettiva di genere che promuova un pieno godimento dei diritti e dell’uguaglianza di ogni persona nel rispetto della differenza.

Purtroppo, infatti, ancora agli inizi degli anni Novanta, il corpo femminile è stato preso in considerazione solo se in condizioni di salute ottimali. Nel 1991, per esempio, la sociologa femminista canadese Sharon Dale Stone scriveva nella monografia “Femminismo e Corpo”: Nessuna malattia, nessuna imperfezione potrebbe essere accettata se la donna non può nasconderle o annullarle (…) Nella nostra cultura, le donne imparano che il loro valore risiede nell’attrattiva del loro corpo. Un corpo non attraente, malato, disabile, vecchio deve essere emarginato.

La disabilità inoltre è stata ed è spesso considerata come un problema di salute individuale da risolvere con cure mediche, ma qualora l’intervento medico non abbia successo, devono essere previsti un’alternativa e un approccio diverso per permettere inclusione e occupazione. Secondo infatti il “modello sociale” introdotto da Paul Hunt, fondatore dello studio critico sulla disabilità, i vecchi stereotipi dei portatori di handicap visti come dipendenti, passivi, inferiori e malati, vanno superati, insieme agli standard errati in base ai quali la società decide chi è abile e chi no. I disabili quindi devono diventare protagonisti attivi delle scelte che li riguardano e della vita sociale. Non è infatti il modello medico quello che deve essere adottato, ma è il valore sociale di ogni persona a dover essere preso in considerazione. In Italia i disabili sono tra i 3 e i 4 milioni (a seconda dei dati Istat o Censis – 2015), rappresentando una percentuale fra il 5% e il 6,7% della popolazione italiana, il numero sulle donne disabili in Italia risale al 2008, quando erano stimate essere circa 1.700.000.

Partendo da questi presupposti, il progetto scientifico RISEWISE affronta ogni aspetto della disabilità attraverso un approccio olistico interdisciplinare: sociologia, psicologia, informatica, diritto, ingegneria e politica, con riferimento al quadro normativo esistente e al sostegno delle attuali tecnologie assistive, sono gli ambiti coinvolti. L’obiettivo è anche quello di influenzare la politica pubblica verso le donne e le donne con disabilità. Questa proposta di progetto è stata sviluppata con riferimento allo studio sostenuto dal programma comunitario Horizon 2020 (2007-2013), con un chiaro riferimento ai diversi documenti in cui l’Europa ha individuato e specificato ciò che è ancora “da fare per permettere alle donne con disabilità di godere dei loro diritti e libertà fondamentali”.

“Il progetto che inizia è all’avanguardia per quanto riguarda donne, ricerca e disabilità: un’occasione importante per l’Università e anche per me, per fare ricerca e aiutare in un campo dove c’è tanto bisogno e molto disinteresse – spiega la responsabile scientifica Cinzia Leone – le donne e i ricercatori coinvolti nell’attività di ricerca, anche uomini, faranno visite presso le Università o e le Piccole e Medie Imprese che partecipano al progetto tra Italia, Austria, Svezia, Spagna e Portogallo, implementeranno best practice e apporteranno possibili migliorie per la loro vita sociale, lavorativa e familiare”.

Il Kick-off Meeting (meeting di inaugurazione) del progetto si terrà il prossimo 22 e 23 settembre a Roma all’European Space in Via IV Novembre 149. Insieme ai rappresentanti dell’Università di Genova, dott.ssa Cinzia Leone e i Proff. Gianni Vercelli e Cristina Candito, parteciperanno i Coordinatori delle Università e delle società coinvolte di Brescia oltre che da Spagna, Portogallo, Svezia e Turchia.

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