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Riprendiamoci Genova: “Suoni e colori per riempire il grigio dei luoghi abbandonati”

Riprendiamoci Genova è nata circa due anni fa con l'obiettivo di promuovere il 'riuso' di spazi e luoghi della città abbandonati o inutilizzati

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Genova. La Genova che vorremmo è una città dove il grigio e il vuoto dei luoghi abbandonati lasci spazio ai colori della vita; dove il degrado venga sostituito dalle risate della gente, dalle famiglie, dal lavoro, dalle idee, dall’arte, dalla danza e dalla musica. La Genova che vorremmo è una Genova che, nonostante le difficoltà di questa complicata fase storica, lasci spazio ai sogni. Sogni che poco hanno a che fare con l’onirico ma che anzi hanno l’ambizione di diventare qualcosa di concreto. Perché si può; perché i sogni si possono avverare e quello che abbiamo fatto in quasi due anni di attività con la nostra associazione, grazie proprio a tutti quei cittadini che hanno sognato insieme a noi, è la prova che unendo le forze, le competenze, le idee e la voglia di fare, si possono realizzare progetti che fino a poco tempo prima sarebbero stati considerati un’utopia.

All’inizio ci hanno guardato con diffidenza (tipica un po’ della nostra città,eh!) ma sono stati di più i genovesi che hanno creduto in noi, che ci hanno aiutato e, anzi, non aspettavano altro per sentirsi parte attiva di questa meravigliosa e complessa città.
Le persone hanno voglia di fare e di sentirsi coinvolte, hanno voglia di sentirsi parte di una comunità e di una città che solo unendo forze e intenti può migliorare. Così, dalla sola iniziativa di quattro trentenni carichi di entusiasmo, sono tornati a nuova vita luoghi da tempo abbandonati come scalinata Borghese o l’ex mercato di corso Sardegna. Luoghi, come dimostrato dalle tante iniziative temporanee nate su queste aree, dall’altissimo potenziale. Spazi che sono stati restituiti alla città e dove i cittadini si sono sentiti nuovamente a casa. Ci siamo occupati di sostenibilità, di riciclo e riutilizzo anche di materiali e oggetti, di cura e rispetto delle spiagge urbane e del territorio. E sempre la città ha risposto con entusiasmo e grande, enorme partecipazione.

Quindi, la Genova che vorremmo è una Genova dove gli edifici e gli spazi abbandonati siano considerati una reale opportunità, dove il riuso temporaneo serva, sì, a valorizzare nuovamente uno spazio ma che venga poi concretamente accompagnato da una progettazione definitiva. La Genova che vorremmo è una città dove le istituzioni agevolino questi processi di riutilizzo, anche temporaneo, attraverso incentivi, convenzioni per la valorizzazione, affitti calmierati e così via. Attualmente, purtroppo, non è così: le norme invece di stabilire regole di buon senso del vivere civile spesso diventano un blocco, un ostacolo per le azioni dei cittadini, per la progettazione autogestita e per le riattivazioni dal basso.

Azioni che rappresentano un buon primo passo per la valorizzazione di luoghi abbandonati (basti vedere gli esempi di Belgio, Francia, Spagna, Portogallo ma anche della vicina Milano) perché, normalmente, sono piccoli progetti di grande impatto, a basso costo, che cambiano la percezione collettiva di un luogo, ne riattivano l’affetto e il senso di cura, ne ristabiliscono il decoro, creando anche un indotto per le attività già presenti sul territorio. Inoltre gli spazi tornano così a essere seducenti dal punto di vista economico per potenziali investitori futuri che desiderino realizzare progetti definitivi. Il riuso degli spazi abbandonati ha il potere di tirar fuori dal degrado in modo immediato, ma meditato, e sostenibile.

Per concludere, la Genova che vorremmo deve vedere le associazioni attive sul territorio fare rete e cooperare per dare vita a grandi progetti di rigenerazione urbana che permettano anche di accedere a bandi europei, e le istituzioni lavorare al loro fianco esercitando funzione di “garante” dei progetti.

La nostra città è bellissima e, con un po’ di buon senso e concretezza, potrebbe esserlo ancora di più. Del resto, come cita il nostro motto: “Riprendiamoci Genova e Genova si riprenderà!”.

Elisa Mangini
(associazione Riprendiamoci Genova)

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