Cronaca

Profughi, ecco i Comuni che non accolgono. L’Anci: “Servono incentivi per aiutare i sindaci”

I grandi Comuni della città metropolitana continuano a chiamarsi fuori. Ma le cose potrebbero cambiare. Lodi: "Governo aiuti i sindaci""

Profughi al lavoro all'Acquasola

Genova 1759, Rapallo 89, Chiavari 82, Sestri levante 55, Lavagna 38, Arenzano 34, Santa Margherita ligure 28, Cogoleto 27, Serra Riccò 23. Questi numeri indicano i profughi che da disposizioni ministeriali dovrebbero essere accolti nei principali Comuni della Città metropolitana, numeri che si ottengono calcolando la percentuale dello 0,3% rispetto alla popolazione residente. In realtà se Genova accoglie un numero di richiedenti asilo anche superiore, non tutti fanno la loro parte. Basti pensare che Chiavari, Rapallo, Santa Margherita e Lavagna non hanno attivato nessun progetto di prima accoglienza e lo stesso vale per Arenzano. Nessuno in questa fase sembra voler andare allo scontro politico con i Comuni (in gran parte di centro destra) riottosi, ma è evidente che se ognuno facesse la sua parte il capoluogo potrebbe tirare un attimo il fiato.

Non è un problema solo genovese certo, a livello nazionale su ottomila Comuni sono un migliaio ha accolto profughi. Le cose sembrano destinate a cambiare. Ieri al Viminale il ministro dell’interno Angelino Alfano ha illustrato il piano di accoglienza contenuto nel decreto firmato il 10 agosto scorso e che deve essere trasformato in legge entro fine ottobre. In base al nuovo piano i Comuni che non attiveranno volontariamente un progetto Sprar di accoglienza integrata (che diventerà rinnovabile) potranno vedersi imporre dai prefetti un determinato numero di profughi gestiti direttamente dalle Prefetture attraverso il sistema di prima accoglienza. Un modo con cui il ministero, di fronte al diniego di troppi comuni, vuole rispondere per garantire un’accoglienza diffusa su tutto il territorio nazionale senza caricare ulteriormente le grandi città.

Il decreto sarà oggetto di negoziazione con l’Anci come ha sottolineato ieri il presidente di Anci nazionale Piero Fassino. “Questo decreto di fatto consente ai progetti Sprar – spiega il segretario di Anci Liguria Pierluigi Vinai – di diventare continuativi e non più eccezionali e visto che In Liguria su 4400 profughi solo 400 sono nel sistema Sprar ci sembra un fatto positivo perché lo Sprar avvia un processo vero di integrazione. Ma lo Sprar ha bisogno di risorse e i Comuni devono avere in cambio degli incentivi”. Quali? “Non tanto risorse in senso di cash – spiega Vinai – visto che sappiamo che ce ne sono poche, ma per esempio lo sblocco del turn over, una quota di svincolo dal patto di stabilità e via dicendo, sono proprio questi contenuti oggetto della negoziazione”. Come dire: sappiamo bene che i sindaci vogliono e devono mostrare ai cittadini come l’accoglienza possa anche essere un’opportunità per il Comune stesso che magari consenta di mettere in sicurezza l’argine di un torrente o implementare un servizio ai cittadini. Da vedere se il ministero dell’Economia e delle Finanze, che finora ha fatto orecchie da mercante, ci sentirà.

Intanto l’Anci liguria prosegue nel lavoro di informazione attraverso un ‘vademecum’ per la gestione dell’accoglienza. Oggi si svolge un incontro con il terzo settore mentre lunedì 12 all’assemblea dell’Anci fra i temi trattati ci sarà un punto specifico dedicato all’emergenza profughi.

La prefettura intanto, dopo l’ultimo bando andato quasi a vuoto, ha pubblicato un nuovo bando per l’accoglienza nella città metropolitana alla ricerca di nuovi 350 posti. “Auspichiamo che ci sia una collaborazione da parte di tutti – dice la consigliera delegata della Città metropolitana Cristina Lodi – dal terzo settore ai sindaci. Ci aspettiamo da un lato che il Governo nel nuovo sistema Sprar aiuti i sindaci, perché se è positivo che sia prevista una deroga per l’assunzione di un assistente sociale servono anche le risorse per pagarlo. D’altra parte auspichiamo da parte della Prefettura una modalità di collaborazione con i sindaci in modo che non accada, come è avvenuto di recente a Casarza ligure, Ronco Scrivia e Valbrevenna che Comuni vengano informati solo dopo che il bando è stato assegnato”. Anche ai Comuni, sopratutto a quelli più grandi, viene chiesto però di collaborare: “Serve attenzione e risposta perché è evidente che Genova non ha più capacità di accoglienza”.

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