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Partecipazione, Borzani: “Più strumenti per ridare ai genovesi il senso di cittadinanza”

Luca Borzani è presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura. E' stato assessore alla scuola e poi alla cultura del Comune di Genova dal 1997 al 2007.

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Genova. Tanto è logorato e retorico nella discussione pubblica quanto il tema della partecipazione si presenta in realtà con caratteri estremamente nuovi e urgenti per effetto della perdita di rappresentanza dei partiti e la progressiva riduzione di legittimità sociale delle istituzioni. Quando un sindaco/a viene eletto con il massimo del 30% degli aventi diritto al voto è difficile non riflettere sulla crisi democratica che attraversano le città contemporanee.

La questione della partecipazione deve essere collegata allo svuotamento dei processi tradizionali di governo. Per questo, nonostante l’ argomento sia largamente inavvertito dalla politica, è in realtà centrale. Anche i processi di globalizzazione hanno logorato i governi locali impossibilitati ad affrontare la delocalizzazione produttiva e investiti, come nel caso delle migrazioni, da dinamiche di movimenti di popolazione che hanno origine in cause lontane e non controllabili. Se poi la città industriale si fondava su percorsi di inclusione diffusi, la città post-industriale rimanda a separatezze, frammentazione, crescita delle diseguaglianze. E la crisi del welfare alimenta paure, solitudini, anomia sociale.

Alla perdita di rappresentanza si è risposto nell’arco degli anni con un susseguirsi di riforme tese a rafforzare gli esecutivi. La “governabilità” è stata assunta come unico valore istituzionale. Il tema della partecipazione, correttamente affrontato, invece rovescia il problema.

Non si tratta solo di decidere ma di costruire decisioni che siano condivise, che sedimentino sentimenti di appartenenza e di comunità, che riducano lo spazio del procedere burocratico e gestionale. La partecipazione rimanda a un ‘altra idea della politica e a una mobilitazione civile sui destini delle realtà urbane. Non si tratta di allargare la rappresentanza ma di costruire nuovi modelli di rappresentanza che si intreccino e in molti casi supportino o suppliscano le modalità istituzionali tradizionali.

Il nodo è appunto come si esercita il governo delle città oggi. Come si ridà senso all’essere cittadino così come è espresso nella nostra Costituzione. Tante sono le sperimentazioni possibili, a partire da un coinvolgimento della cittadinanza attiva, dalla realizzazione di bilanci leggibili da non addetti ai lavori, alla costituzione di luoghi di interfaccia tra amministrazione e cittadinanza, alla definizione di temi che obbligatoriamente per essere affrontati devono raccogliere gli esiti di confronti pubblici. Tutte azioni largamente sperimentate, con risultati diversi, in molte parti d’Europa.

Anche il Comune di Genova ha in discussione un nuovo regolamento della partecipazione che apre strade in questa direzione. Ma la questione di fondo non è accademica o di “politically correct”. Riguarda la consapevolezza o meno della politica della complessità urbana oggi, della necessità di mettere in campo strumenti largamente inediti per ripensare una democrazia che ha troppe crepe. Non è cosa da poco.

Luca Borzani

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