Crisi

Alimentare, persi mille posti di lavoro in Liguria. Chiude anche la Saiwa a Genova

panificio

Genova. Il settore alimentare perde un altro importante tassello. A fine ottobre, infatti, chiuderà i battenti la sede genovese della Saiwa, 24 dipendenti. Una chiusura annunciata e già concordata l’anno scorso, che porterà via anche gli uffici amministrativi, l’ultmo pezzetto ancora rimasto dell’azienda nata qui. Due lavoratori si trasferiranno a Milano, gli altri andranno in mobilità. E’ una parte del puzzle del settore alimentare a Genova e in Liguria che inizia ora a sentire i colpi della crisi.

“Fino all’anno scorso sia le aziende sia i piccoli panifici reggevano. Oggi inizia il declino, con la riduzione dei
consumi”, spiega Michele D’Agostino, segretario della Uila, la categoria dei lavoratori agroalimentari della Uil. Nessun segnale eclatante ma piccoli numeri che segnalano l’inversione di tendenza del settore.

“A Genova si sono persi quasi 500 posti di lavoro nel 2016 e più di mille in Liguria – continua il sindacalista -. Sono i tempi determinati e i lavoratori interinali che non sono stati rinnovati. Tutte le aziende hanno meno ordini da parte della committenza e della grande distribuzione. Nel settore della panificazione una serie di piccoli panifici sta riducendo il personale perché le vendite sono in calo del 20-30%”.

I motivi? “La concorrenza del pane prodotto nei Paesi dell’Est europeo, precongelato, i supermercati che non si forniscono più dai panifici medio-piccoli. E poi la gente consuma meno o acquista il pane dalla grande distribuzione” completa D’Agostino.

A Genova, insomma, i consumi alimentari non si riprendono, anzi diminuiscono. La crisi investe tutta la Liguria: a Stella (Savona) ha chiuso lo storico salumificio Salvo. “Marchio e impianti sono stati rilevati da un’azienda di Bergamo, dove proseguirà la produzione – aggiunge il sindacalista -. Non c’è stato un imprenditore savonese che si sia fatto avanti”.

Intanto a Genova, Panarello, solide radici con 130 anni di storia, ha tagliato quattro posti di lavoro seppure in modo ‘indolore’ fra pensione e incentivi, per riorganizzare la produzione automatizzando, e crescere. Investe sull’attività, insomma, e prevede l’apertura di due nuovi punti vendita, ma a Milano, dove il mercato è più ricettivo.

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