Cronaca

Giovane siriano arrestato per terrorismo: “Delnevo? Un esempio da seguire”

Dal centro di preghiera di vico Amandorla ai gruppi contigui di combattenti in Siria a cui si sarebbero affiliati.

delnevo ibrahim giuliano

Genova. “Ibrahim Delnevo? Un esempio da seguire”. Così il 23 enne siriano Mahmoud Jrad arrestato questa mattina a Varese nell’ambito di un’inchiesta della procura di Genova si riferiva, come emerge da un’intercettazione, al giovane genovese Giuliano Delnevo, convertitosi all’Islam e morto in Siria in uno scontro a fuoco alle porte di Aleppo il 12 giugno del 2013.

I punti di contatto tra il giovane siriano e Delnevo però non finiscono qui. Mahmoud infatti, che nel corso del 2015 ha soggiornato per alcune settimane a Genova, ha frequentato fra l’altro il centro di culto di vico Amandorla, nel centro storico genovese, lo stesso frequentato da Delnevo dopo la sua conversione nel 2009. E proprio l’imam di vico Amandorla, insieme a quello di piazza Durazzo sempre nei centro antico della città, sono due dei sei indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale insieme al fratello minore di Mahoud, ad un imam di Rapallo e ad altre due persone che frequentavano i centri di preghiera genovesi e hanno ospitato Mahmoud durante il suo soggiorno genovese.

Ancora. Delnevo in Siria si era unito alla Brigata Jaish al-Muhajireen wa Ansar (l’esercito degli emigranti e degli aiutanti guidato da georgiano Abu Omar al-Aishani) che allora faceva parte del fronte Al Nusra (Fronte del soccorso al popolo di Siria). Due mesi dopo la morte di Delnevo, vale a dire nell’agosto del 2013 il gruppo aderisce allo stato islamico. Nel 2015 però sembrerebbe essersi allontanato nuovamente dallo stato islamico per riallacciarsi ad Al Nusra, sempre rimasta legata ad Al Qaeeda e con l’obiettivo di creare uno stato islamico in Siria dopo aver rovesciato il governo di Assad. A sua volta Al Nusra, che non si è mai associata all’Isis, si sarebbe staccata proprio alcuni giorni fa da Al Quaeda spiegando di voler fornire pretesti a Russia e Stati Uniti per attaccarlo in nome della sua affiliazione al network di al-Zawahiri.

Per gli investigatori nonostante al momento non ci sia alcun indizio che possa far pensare che chi sceglie di andare a combattere in Siria possa poi prendere un’altra strada e commettere reati in Occidente, la fluidità con cui i gruppi estremisti si spostano da una coalizione all’altra così come lo scenario internazionale estremamente incerto impongono un livello di attenzione altissimo. E Genova che sembrava fino a qualche giorno fa non destare la minima preoccupazione, ora è al centro di un’indagine-contenitore dagli sviluppi ancora da decifrare.

L’imam di Genova Husein Salah ha condannato ogni episodio di radicalizzazione. Il padre del giovane intanto ha negato che il figlio potesse essere un estremista. “Voleva solo incontrare la moglie – ha detto – che non ha ancora i documenti per venire in Italia”. Ma intanto la famiglia gli aveva messo al fianco il fratello più giovane, una sorta di angelo custode che potesse impedire a Mahmoud di compiere gesti estremi. Secondo gli investigatori genovesi sarebbe l’imam albanese il perno dell’inchiesta: e’ lui, sospettano gli inquirenti, che potrebbe indirizzare i giovani verso i contatti giusti in Siria delle truppe antiregime. E’ sempre lui che sarebbe stato contattato anche dai tre libici arrestati nel porto genovese mentre sbarcavano da un traghetto proveniente dalla Tunisia con i documenti di auto di dubbia provenienza e foto sui telefoni di sentenze egiziane contro tre terroristi e foto di bimbi armati. Nuovi dettagli potrebbero arrivare nei prossimi giorni quando i telefoni e i pc degli indagati saranno analizzati dagli investigatori. La convalida del fermo del giovane siriano intanto dovrebbe essere fissata entro sabato.

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