La proposta

Da piaga per l’agricoltura a risorsa: i cavalli bradi dell’Aveto in una vasta area cintata

cavalli selvaggi val d'aveto

Ne. Trasformare in una risorsa quello che gli agricoltori vivono come un grave problema, cioè riunire i cavalli bradi della Val d’Aveto in una grande area del Parco dell’Aveto. E’ la proposta avanzata dal presidente del Consiglio Regionale della Liguria, Francesco Bruzzone, che da tempo si interessa al fenomeno che coinvolge una branco di 150 cavalli bradi.

Si tratta di individuare una vasta area demaniale all’interno del Parco dell’Aveto delimitandola con uno speciale recinto a banda elettrificata che non consenta ai cavalli di allontanarsi, ma permetta il passaggio degli altri animali. “Sarà l’Ente Parco a gestirli – spiega Bruzzone – e chiunque vorrà vederli potrà recarsi in quella zona da cui gli animali non potranno allontanarsi e non creare più problemi agli agricoltori della zona”.

I cavalli bradi della Val d’Aveto vivono tra la zona di Borzonasca, il lago delle Giacopiane, il monte Aiona e la zona di Arzeno e il passo del Biscia. La convivenza con l’uomo diventa complicata quando i mustang scendono a valle nei periodi freddi, quando in altura cade la neve, e quando in estate i pascoli in quota vengono recintati e affittati agli allevatori e i cavalli cercano cibo su terreni coltivati.

Il progetto si avvale della consulenza dell’istituto di zooprofilassi di Torino e dal punto di vista tecnico di
esponenti del mondo naturalistico. Una parte di risorse ci sono già. Prudente Enrico Bertozzi, esperto di cavalli che conosce bene i mustang. “I limiti della proposta – dice – sono rappresentati dalla cattura e dal trasporto. Tenerli chiusi, anche se in una area vasta, è difficile. Con i mezzi e i metodi finora adottati ogni tentativo è fallito. Il sedativo finora utilizzato ha una percentuale di mortalità del 50%”.

“Questo è un buon argomento – commenta Bruzzone – che potrà essere affrontato dai tecnici, questa sera, nella riunione che si svolge ad Arzeno, nel comune di Ne, ed è dedicata proprio al problema dei cavalli inselvatichiti”.

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