Il processo

Alluvione 2014, i difensori di Paita e Minervini: “Comune non ha controllato rispetto misure di autoprotezione”

La sentenza per Paita è fissata al 21 ottobre. Parte della responsabilità dei danni riversata su Tursi

Genova, alluvione 9 ottobre 2014

Genova. Raffaella Paita non solo non poteva dare l’allerta cosa fra l’altro sostenuta dai pubblici ministeri Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese, che però hanno chiesto per lei una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio colposo e disastro colposo, ma non poteva nemmeno obbligare il dirigente Gabriella Minervini ad attivarsi né tantomeno sostituirsi a lei nel ruolo di vertice della protezione civile regionale. Lo ha sostenuto in oltre tre ore e mezzo di arringa il difensore di Raffaella Paita Andrea Corradino che ha chiesto l’assoluzione per l’ex assessore alla Protezione civile della Regione Liguria.

Ma c’è di più: nelle conclusioni dei difensori è emerso che l’avviso per temporali forti emesso da Arpal comportava, in base all’ordinanza del sindaco di Genova del 26 luglio 2012, l’attivazione delle stesse misure di autoprotezione previste in caso di allerta.

Tra queste quella di non sostare nei locali ai piani strada delle aree esondabili, non sostare lungo gli argini dei torrenti o sui ponti e porre paratie a protezione dei locali. Quindi, dicono in sostanza i difensori di Paita e Minervini, quella sera de l 9 ottobre 2014 i cittadini non le hanno rispettate e il Comune di Genova forse poteva fare di più: “Il Comune avrebbe avuto la possibilità di dare l’allarme, che è una cosa diversa dall’allerta, come è previsto dal piano comunale perché anche in caso di avviso scattano le norme di autoproduzione previste dall’ordinanza come quella di non sostare per strada, di mette al sicuro le auto. Queste cose la gente forse non le ha fatte, ma il Comune non ha nemmeno controllato che lo facessero”.

Questa presa di posizione, sostenuta anche dal responsabile civile della Regione Liguria Alessandro Vaccaro, ha l’obiettivo di mettere un punto fermo, non solo rispetto alla tragica morte di Antonio Campanella, trascinato dal fango mentre sostava in via Canevari ad osservare il Bisagno, ma anche rispetto ai danni reclamati dai commercianti e cittadini che si sono costituiti parte civile del processo.

La sentenza per Raffaella Paita, che ha scelto il rito abbreviato, è fissata per il 21 ottobre. Nello stesso giorno il gup Ferdinando Baldini deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio dell’ex dirigente di protezione civile Gabriella Minervini.

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