Verso le amministrative

Rete a sinistra, un’assemblea pubblica per dare il voto a Doria e decidere il futuro

Il 17 giugno l'appuntamento in Valpolcevera, ma non mancano le tensioni sulla forma-partito e sui processi decisionali.

Rete a sinistra

Genova. Un’assemblea pubblica il 17 giugno in Valpolcevera con gli amministratori del territorio e i comitati che sostennero il sindaco arancione nel 2012 per fare un primo bilancio dell’amministrazione Doria e individuare i punti imprescindibili di questi ultimi otto mesi di mandato. Così Rete a sinistra ha deciso di avviare la campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative. Ma le polemiche e le divisioni già non mancano e il futuro sulle forme e sulla partecipazione, prima ancora che sui candidati e sulle alleanze, è tutto da scrivere.

Rete a sinistra
Rete a sinistra è nata l’anno scorso come lista che appoggiava il candidato civatiano Luca Pastorino alle regionali. Un’esperienza ‘civica’ nata grazie al contributo di alcuni fuoriusciti del Pd dopo le contestate primarie, in primis lo stesso parlamentare ormai ex sindaco di Bogliasco. Dopo quell’esperienza, che ha portato all’elezione dell’ex sindacalista Gianni Pastorino in consiglio regionale, Rete a sinistra si è trasformata in laboratorio politico, che doveva far convergere forze e persone provenienti da diversi mondi: alle prime assemblee partecipavano attivamente gli allora ‘civatiani’, Sel, i rappresentati della lista Doria, ma anche comitati associazioni e cittadini. Poi nel tempo molti si sono sfilati tra cui lo stesso Luca Pastorino, mentre Rete a sinistra, anche con la costituzione di diversi gruppi consiliari nei municipi, sembra assumere la forma, se non di un partito, quantomeno di un soggetto politico a sé. Anche a palazzo Tursi ad un certo punto lista Doria, Sel, Possibile (rappresentato da Gianpaolo Malatesta) avevano dato vita a un intergruppo Rete a sinistra, ma ora quell’intergruppo si vede (e litiga) ma non ha più un nome. Oggi i principali animatori di Rete a sinistra sono Lorenzo Azzolini (Sel), Stefano Gaggero (ex Pd) e Marianna Pederzolli (Lista Doria). La giovane consigliera è anche nel comitato esecutivo di Sinistra italiana di cui fanno parte fra gli altri Sergio Cofferati e Stefano Quaranta.

Verso le amministrative
“Credo che in politica ci siano tre passaggi imprescindibili – dice il capogruppo in Regione Gianni Pastorino – che sono l’analisi di quanto è stato fatto, l’elaborazione di una proposta e i soggetti con cui entrare in relazione. Io fino ad ora e magari sarà anche un po’ colpa mia, ma questa cose non le ho viste, e se non si fanno si rischia che ogni nuova avventura sia solo elettorale e non politica”. Pastorino non risparmia critiche alla Giunta Doria: “Poche idee, una grande difficoltà a realizzarle da parte della macchina burocratica e la mancanza di un’idea di futuro di città” è il giudizio di sintesi ma per Pastorino: “il rapporto con Doria è inevitabile anche fosse solo per far funzionare un po’ meglio le cose da qui alla fine del mandato”. E se il futuro non sarà Doria, sembra voler dire il capogruppo, il modello dovrebbe essere comunque quello che ha portato alla sua elezione. Rispetto al Pd: “Deve smetterla di cercare di rapportarsi con gli altri soggetti solo in base alle proprie esigenze, la condivisione di un percorso è un’altra cosa”.

Il percorso
“Prima di discutere cosa faremo tra un anno e rispetto al programma arancione le cui sfumature sono parecchio sbiadite – dice Stefano Gaggero – vogliamo intanto far funzionare il centro sinistra attuale per questo la discussione pubblica dovrà mettere al centro alcune priorità da qui a fine mandato. In secondo luogo abbiamo analizzato diversi dati e stiamo realizzando interviste in città per vedere come i genovesi vedono il lavoro della giunta. Infine, ma questo avverrà fra un po’ faremo una discussione sul futuro”. Tra le priorità di fine mandato Gaggero mette “i servizi sociali, la casa della Salute, ma anche il decentramento amministrativo che non vuol dire solo cambiare la legge elettorale ma investire sulle periferie”. Per Marianna Pederzolli a questi punti ne vanno aggiunti altri tra cui “il tema dell’accoglienza che può ampliarsi dopo l’esperienza positiva del progetto Chance, con un progetto di accoglienza in famiglia e accoglienza diffusa. Ancora tra le priorità ci sono le politiche giovanili, e una valutazione che tenga conto anche dei dati ambientali di progetti come il Blueprint”.

Doria sì o no?
Sul Doria bis, sopratutto dopo le dichiarazioni dell’europarlamentare di Sinistra italiana Sergio Cofferati che questa mattina sul Manifesto ha chiesto di “salvare il soldato Doria”, Pederzolli è decisamente più cauta: “Non possono essere parlamentari, europarlamentari e segretari di partito a decidere. Spero che a decidere saranno le assemblee. Il sindaco deve ancora sciogliere il nodo, ma spero che questo avvenga anche confrontandosi con il territorio che lo ha sostenuto”. “Il ragionamento che fa Cofferati – aggiunge Gaggero – non è assurdo nel senso che ha senso sostenere il modello di centro sinistra laddove sta funzionando, ma qui a Genova sta davvero funzionando?”. Insomma, se Rete a sinistra non sbatte la porta in faccia al suo sindaco (che è stato invitato, nonostante non tutti fossero d’accordo, all’assemblea del 17), ma il livello di entusiasmo è intorno allo zero.


Rete o partito?

Intanto però all’interno della rete/laboratorio/gruppo si discute anche parecchio animatamente sulla forma che Rete a sinistra si darà per le prossime amministrative. E questo non sembra un problema da poco. Perché c’è chi teme che a Genova Rete a sinistra diventi un’emanazione di Sinistra italiana, cosa che escluderebbe al momento i civatiani di Possibile che nei fatti sono fondatori del progetto Rete a sinistra. Nomi, aggregazioni e spostamenti che per i genovesi che il prossimo anno andranno a votare rischiano di restare incomprensibili. Così se Pederzolli dice convintamente che “Rete a sinistra deve presentarsi come soggetto politico”, per altri Rete a sinistra dovrebbe restare una rete appunto dalle cui trame dovrebbe nascere una lista civica capace di convogliare meglio idee e competenze. “Anche alle regionali siamo arrivati con due liste, quella di rete a sinistra e la lista civica, il problema è arrivarci comunque con un percorso comune”. Il problema sembra stare in realtà proprio qui perché le modalità decisionali del giovane ‘gruppo dirigente’ di Rete a sinistra sta suscitando più di un malumore. Vero è, d’altronde che sono stati proprio i tre giovani (Pederzolli, Gaggero e Azzolini) gli unici a impegnarsi in questi mesi nel progetto, mentre gli stessi consiglieri dell’intergruppo non hanno fatto altrettanto.

#Possibile o no?
Anche Possibile sembrerebbe più orientato verso una lista civica: “In ogni caso al momento non escludiamo nulla: non vogliano per forza andare da soli né per forza con il Pd – dice Giampaolo Malatesta – ma è evidente che se il Pd si presenta nella modalità partito della Nazione noi non saremo della partita”. Sul resto Possibile resta aperto alla discussione, ma critica le modalità decisionali di Rete a sinistra a partire dall’utilizzo del nome: “la differenza di base è il richiamo identitario, quando invece ciò che conta è fare cose concrete”.


Che fine ha fatto la lista Doria?

Intanto a Tursi la lista Doria, quell’espressione della società civile che doveva essere espressione di un modo nuovo di fare politica appare sempre più sfaldata con il capogruppo Pignone preso soprattutto dai mille impegni in Città metropolitana dove ha la delega ai Rifiuti che ha perso un po’ il ruolo che ha avuto per anni di mediatore tra il sindaco e la sua lista. Dove ognuno va un po’ per lua strada con la giovane Perderzolli molto concentrata sul percorso di Rete a sinistra appunto, Barbara Comparini sempre e comunque allineata con il sindaco, Antonio Gibelli e Lucio Padovani con un ruolo più silenzioso e sfumato e Clizia Nicolella, sempre sul punto di arrivare allo strappo, che avverte: “Il futuro? Voglio vedere come verranno discussi i temi che il sindaco ha messo come priorità, vale a dire la vendita di Amiu che di per sé non condivido e il Blueprint su cui occorre porre seriamente la questione ambientale. Il discrimine per me sarà quello”.

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