Il video e la ricostruzione

Omicidio a Pontedecimo, l’accoltellamento ripreso dalle telecamere di sorveglianza fotogallery

Roberto Bruzzese ha agito da solo ed è indagato per omicidio volontario. Al vaglio la posizione del vigile urbano presente alla scena ma che non interviene

Genova. Una furia cieca esplosa all’improvviso dopo anni di vecchie ruggini tra due famiglie imparentate. Per questo il drammatico omicidio di ieri in via Tecci è stato ripreso per intero dalle telecamere di sorveglianza che la famiglia Larosa aveva installato, forse anche per documentare screzi e litigi.

Roberto Bruzzese, 43 anni, ieri sera avrebbe fatto alcune ammissioni quando la squadra mobile lo ha arrestato dopo una breve fuga. Ha anche consentito agli agenti di recuperare l’arma del delitto, un coltello Opinel con una lama da 10 cm e i resti della camicia sporca di sangue che la moglie aveva tentato di bruciare subito dopo l’omicidio.

Secondo quanto appreso l’ennesima lite sarebbe scoppiata alla presenza di un vigile urbano fatto in tempo ad intervenire.

La lite sarebbe scoppiata in una prima fase tra la vittima Francesco Larosa, 65 anni, e Vincenzo Bruzzese. Dalle male parole i due sono passati alle mani e il giovane Lorenzo, 17 anni, sarebbe intervenuto a difesa del padre spintonando Vincenzo che è caduto su una fioriera. A quel punto il fratello Roberto avrebbe perso la testa ed estratto il coltello con cui in ordine avrebbe colpito prima le due donne della famiglia Larosa, Maria Teresa (la moglie di Francesco) e la figlia Bruna, poi il ragazzo, colpito al ventre, e infine lo stesso Francesco Larosa accoltellato a morte.

La polizia in un primo momento aveva disposto il fermo anche Vincenzo Bruzzese (47 anni) e per il padre Carmelo di 77, ma poi è emerso chiaramente come la responsabilità sia tutta di Roberto. Il padre anzi ad un certo punto cerca in ogni modo di fermarlo.

Per la procura resta al vaglio la posizione del vigile urbano che, presente in tutta la scena e armato, non è intervenuto né per fermare la rissa e poi l’aggressione a mano armata, né per disarmare l’assassino (ci penserà la moglie), né per arrestarlo, tanto che il 43 enne avrà tutto il tempo di scappare fino all’arresto, un paio d’ore dopo, da parte della polizia. Secondo fonti investigative il cantuné avrebbe detto di non essersi accorto della presenza del coltello.

Dopo il suo arresto e nonostante alcune prime ammissioni davanti al pm Alberto Landolfi Roberto Bruzzese, difeso dall’avvocato Paolo Costa, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Giovedì Bruzzese sarà sentito dal gip Ferdinando Baldini nell’interrogatorio di garanzia

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