Genova. Sì con 19 voti a 15. Vassallo e Caratozzolo si astengono, ma il bilancio del Comune di Genova passa grazie al consigliere del Pdl Guido Grillo e sopratutto all’assenza – forse in qualche caso strategica – di cinque consiglieri di minoranza.
Mauro Muscarà del M5s, Pietro Salemi della lista Musso e Mario Baroni erano assenti dalla mattina, ma alla ripresa della seduta, dopo solo un quarto d’ora di pausa, suscita più di un imbarazzo l’assenza anche di Salvatore Mazzei (gruppo misto, fittiano) e Paolo Repetto (Udc). Sulla carta sarebbero stati cinque no.
Vota sì anche Anzalone, a cui dovrebbe arrivare una delega sullo sport. Contrari il M5S, Fds, il consigliere Paolo Gozzi di Percorso comune, i due consiglieri della lista Musso presenti, i tre del Pdl, l’udc Gioia e il fittiano del gruppo misto De Benedictis.
Enrico Musso nella sua dichiarazione di voto ribadisce il suo no “per l’incapacità concreta di questa giunta nonostante la buona fede”, ma plaude all’approvazione di una pletora di emendamenti che hanno avuto l’ok del sindaco e sono stati approvati “senza neppure un tentativo di mercanteggiamento” chiarisce. Secondo altri gli emendamenti incassati da Musso serviranno in futuro quando la giunta dovrà trovare i voti per le privatizzazioni, a partire dalla delibera – la prossima di peso, che arriverà entro un mese – sull’ingresso di Iren in Amiu.
Giunta salva quindi per l’ennesima volta. A prevalere, ancora una volta, la paura del commissario che avrebbe fatto decadere il giunta e consiglio ma anche municipi e città metropolitana. Decisione ufficialmente motivata con il rischio per una città come Genova di trovarsi senza un governo ma solo con un’amministrazione contabile, ma a pesare per qualcuno c’è – inutile negarlo – anche lo stipendio, seppur abbastanza modesto (un migliaio di euro al mese scarso), e anche la difficoltà per quanti intendono ricandidarsi di doversi gestire ‘da casa’ una campagna elettorale per le prossime amministrative.
A mettere la ciliegina sulla torta è anche l’incertezza totale sulle prossime candidature per tutti gli schieramenti, tra la lotta interna al M5S, le incertezze del centro destra sul candidato unico e la guerra che, come sempre, si aprirà nel centro sinistra. In mezzo, prima di qualsiasi decisione, ci sono i risultati delle amministrative di giugno e il referendum costituzionale. Per cui alla fine tutti, più o meno apertamente, plaudono al salvataggio della giunta Doria.