Genova. Tre anni fa la nave dei Messina Jolly Nero in manovra in uscita dal porto di Genova urtò la torre piloti del molo Giano, causando 9 vittime. Oggi a distanza, da quel 7 maggio 2013, per Genova è stata una mattinata di celebrazioni. La Capitaneria di Porto genovese si e’ stretta in silenzio nella Chiesa di S. Maria Assunta in Carignano. Una commemorazione arrivata con un giorno d’anticipo tanto da far indignare i familiari di una delle vittime, il capitano di lungo corso Michele Robazza, di Livorno che hanno deciso di non partecipare. “Non e’ un compleanno, non e’ una sagra paesana, ci saremo ma il 7 maggio” ha scritto il cognato di Robazza in una lettera. Dopo le polemiche nessuno della capitaneria vuole commentare. A Genova è arrivato anche il comandante generale delle Capitanerie di Porto Vincenzo Melone. In chiesa accanto alle autorita’ militari, il prefetto Fiamma Spena, l’assessore regionale Ilaria Cavo e quello comunale Italo Porcile.
In fondo alla chiesa, anche Ignazio e Stefano Messina, gli armatori dell’omonima compagnia nella cui flotta si annoverava la Jolly Nero. Dopo la messa nell’ambito delle iniziative per il terzo anniversario della tragedia, è stata inaugurata la Scuola Materna ‘Torre Piloti Molo Giano’ presso l’Istituto comprensivo S. Teodoro di Via Bologna. Poi i famigliari delle vittime si sono ritrovati a Molo Giano dove sono stati completati i lavori risistemazione del molo proprio dove sorgeva la torre. Sul luogo della tragedia arrivano i parenti delle vittime che depositano alcuni fiori accanto alle nove targhe, una per ciascuna vittima di molo Giano, poste ai piedi di una statua dellaMadonna regina di Genova che ha preso il posto di quella distrutta nello schianto. “Vogliamo giustizia oltre ché memoria – dice arrivando a Molo Giano Adele Chiello Tusa, mamma di Giuseppe – oggi c’è un processo in corso e altre due indagini aperte. Io ho 60 anni, non posso aspettare tre processi diversi e tre gradi di giudizio ciascuno”.
Tra i presenti anche il comandante del corpo piloti John Gatti: “Non è facile trovare le parole. Tre anni possono sembrare tanti ma per noi sono ferite che non si rimargino”. Intanto il porto di Genova continua ad essere senza torre piloti e l’auspicio è che la realizzazione del nuovo manufatto arrivi presto: “Con la calura della torre a noi è crollato il mondo addosso non solo metaforicamente perché con la torre sono crollate le certezze su quello che era il nostro lavoro. Abbiamo perso tutto e ricominciare da zero. La nuova torre oltre che fare bene alla città e al porto sarebbe un modo per andare avanti dopo questa tragedia. Sono fiducioso che la torre verrà realizzata, ma nei tempi in cui siamo abituati in Italia, spero di vederla prima di andare in pensione”.