Investire sul benessere del lavoratore per migliorare l’efficienza dell’impresa, districandosi tra malattie professionali vecchie e nuove: è il segnale lanciato dal convegno dedicato alla figura dello psicologo del lavoro che l’Ordine degli Psicologi della Liguria ha organizzato venerdì 6 maggio alla Camera di Commercio di Genova. Una giornata che ha visto confrontarsi gli esperti del settore ed il mondo delle imprese, integrando i contributi teorici degli psicologi con le concrete testimonianze delle aziende che si sono avvalse della loro consulenza per i motivi più diversi.
«Oggi sono sempre più frequenti gli episodi di stress da lavoro correlato o di burn-out, per non parlare dei casi di vero e proprio mobbing che naturalmente influiscono in maniera negativa sul rendimento dei lavoratori e, di conseguenza, pesano anche sull’economia dell’azienda – riflette Priscilla Dusi, coordinatrice del team di Psicologia del Lavoro istituito dall’Ordine –. Destinare risorse ad una consulenza di tipo psicologico deve quindi essere visto come un investimento, capace di restituire i propri frutti nel medio e lungo periodo».
Chi ne sa qualcosa è Amiu, l’azienda di igiene urbana del Comune di Genova che, proprio grazie alle diverse edizioni del programma di formazione massiva condotto sui dipendenti maggiormente predisposti al rischio di incidenti, nel corso degli anni è riuscita a ridurre drasticamente il numero degli infortuni sul lavoro: dai 518 sinistri su una popolazione di 1350 operai registrati nel 2002 – ultimo anno prima dell’avvio del progetto – ai soli 178 episodi registrati del 2015.
In un mondo del lavoro in continua trasformazione, a cambiare sono anche i disagi e i motivi di stress a cui rischiano di trovarsi sottoposti i lavoratori. Da questo punto di vista, “il male del terzo millennio” è senza ombra di dubbio il tecnostress, quello cioè che lo psicologo americano Craig Broad, già nel 1984, descriveva come «il disagio causato dall’incapacità di affrontare le nuove tecnologie in modo sano». Mai previsione fu più azzeccata, purtroppo, se si pensa che il tecnostress è stato riconosciuto ufficialmente come malattia professionale già nel 2007 da una sentenza emessa dal giudice Guariniello della procura di Torino e che, oggi, rientra nell’obbligo di valutazione dei rischi ai sensi del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro.
«Si tratta di una malattia che scaturisce dall’uso eccessivo e simultaneo delle informazioni veicolate da computer, smartphone, tablet e dispositivi digitali in genere – spiega ancora la dottoressa Dusi –. I sintomi sono numerosi: mal di testa, ipertensione, insonnia, ansia, attacchi di panico, calo della concentrazione, depressione, calo del desiderio, disturbi gastrointestinali e cardiocircolatori, con conseguente rischio di infarto. Dal tecnostress, inoltre, possono derivare alterazioni comportamentali, stati confusionali e isolamento relazionale. Lo psicologo del lavoro possiede gli strumenti specifici per agire con successo nell’ambito della prevenzione, dell’analisi e dell’intervento necessari a garantire il benessere dei lavoratori e dell’organizzazione nel suo complesso».
Il tecnostress – di cui ha parlato il dott. Fabrizio Masieri dell’azienda di digital marketing Webvisibility.it – rientra sicuramente tra quelli che l’Organizzazione internazionale del lavoro ha definito rischi psicosociali, insieme ai già citati fenomeni del mobbing o del burn-out che sono da sempre oggetto dell’attenzione degli psicologi del lavoro. Esistono però numerosi altri ambiti di applicazione della disciplina, come dimostrato dalle diverse testimonianze che si sono succedute nel corso del convegno. E se, come detto, Amiu è riuscita a migliorare la concentrazione dei propri dipendenti riducendo proporzionalmente gli incidenti, un’altra azienda del Comune di Genova, l’Amt, è ricorsa allo psicologo per stilare dei test di selezione e valutazione del personale.
Sempre a proposito di risorse umane, Coop Liguria è stata affiancata nel percorso di talent management finalizzato alla creazione di nuovi allievi capo reparto per i propri ipermercati, mentre la società di consulenza in soluzioni tecnologiche Hyla Soft ha richiesto un aiuto nella formazione nelle cosiddette competenze trasversali dei dipendenti: abilità cognitive e relazionali quali leadership, capacità comunicative e di negoziazione, problem solving e team building.
Gli interventi degli psicologi e delle aziende sono stati preceduti dai saluti della presidente dell’Ordine degli Psicologi della Liguria Lisa Cacia, della dottoressa Alessia Rossi della Società Italiana di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione (Siplo) e dell’assessore allo sviluppo economico del Comune di Genova Emanuele Piazza.
Il convegno è stato promosso dall’Ordine degli Psicologi della Liguria in collaborazione con l’Associazione Italiana Formatori, il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova e la Società Italiana di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione.