Genova. La cittadinanza attiva e consapevole a volte (anche se non sempre) paga. E quello che sta accadendo al Campasso, dove oggi si è svolto il secondo tavolo di monitoraggio sui lavori per la realizzazione del nuovo parco ferroviario, lo dimostra. Certo, i cumuli di detriti non sono scomparsi e i disagi per i lavori ci sono e ci saranno, ma probabilmente se un gruppo di abitanti della zona non avesse puntato i piedi per chiedere chiarezza e informazioni e qualche garanzia in più per la tutela della salute la situazione sarebbe decisamente peggiore.
Anche oggi all’incontro erano presenti i rappresentati di Rfi, Comune di Genova, Municipio e comitati. Tra le informazioni che sono state date agli abitanti quella del fine lavori che dovrebbe essere a giugno 2018. “Ci hanno fatto vedere i progetti – spiega Mariano Passeri che gestisce la pagina facebook Chiedi alla Polvere dove vengono raccolte le segnalazioni del quartiere – con la realizzazione di un’area verde lato via Fillak e un’altra lato via del Campasso con anche una risistemazione della strada per arriva a Brin”. Inoltre: “Abbiamo avuto la garanzia che tutto lo smarino che c’è e che arriverà, nello specifico da settembre ci sarà quello dei lavori nella galleria Colombo, sarà utilizzato per il parco ferroviario”. Tutti i lavori saranno pagati da Rfi, compreso il semaforo che sorgerà a metà di via Fillak collegato a una rampa per regolamentare l’arrivo dei camion e successivamente mantenuta come strada di manutenzione.
E’ stato confermato inoltre lo strumento dell’osservatorio che continuerà a vedersi periodicamente per monitorare tempi e modalità nella realizzazione dei lavori. Il nodo più delicato resta quello del trituratore: “Sarà realizzato sotto il ponte Morandi nella zona più lontana dalle case e funzionerà solo nelle ore diurne – spiega Passeri – sarà attivato a settembre e resterà in funzione per un anno. Come abitanti e comitati restiamo contrari, nonostante ci abbiano garantito che sarà chiuso in una sorte di scatola di cemento. D’altra parte è vero che ora pensare di spostare tutto il materiale che hanno accumulato e poi riportarlo è altrettanto problematico, se non peggio”
Un incontro quindi positivo: “Anzitutto abbiamo ottenuto un dialogo che nessuno aveva previsto. Abbiamo ottenuto la copertura dei detriti a cui nessuno, prima delle nostre proteste, aveva pensato, abbiamo ottenuto un referente e cui rivolgerci e un po’ di monitoraggio dei lavori. Ora continueremo a controllare e verificare ma se non ci fossimo mossi, ancora non sapremmo nemmeno cosa vogliono fare nel nostro quartiere”.