Genova. “Spesso chi tenta il suicidio non desidera veramente morire ma solo porre fine a un dolore insopportabile. E io penso che si debba ascoltare questo dolore e aiutare a contenerlo”. E allora, per aiutare a superare il muro che la società moderna mette davanti alla parola suicidio Raffaele Sivolella, scrittore e poeta, ha deciso di raccontare nei suoi libri queste problematiche.
“Credo che il silenzio non faccia altro che accrescere la vergogna è il pregiudizio che ancora oggi ci sono attorno alle tematiche del suicidio – spiega Sivolella – La parola suicidio, come depressione, disagio mentale, genera nelle persone un immediato desiderio di distacco, forse perché spesso è stata posta nel modo sbagliato. Raccontare in un libro i fatti, nudi e crudi, ma anche con autoironia è quasi con leggerezza può permettere di avvicinarsi a queste tematiche”.
L’autore, attivo nel campo della salute mentale, che collabora con diverse associazioni di volontariato ha presentato i suoi libri “il buio nell’anima” e “La stanza del gruppo” nel corso di un incontro promosso da Progetto Itaca e Il Ce.Sto di Genova ai Giardini Luzzati.