Genova. Sessanta produttori, 60 quintali di latte al giorno: numeri piccoli rispetto a quelli delle altre Regioni ma numeri che valgono lavoro per tante famiglie. Oggi dopo la choc della disdetta di Lactalis del contratto che scadeva a fine marzo, gli allevatori della Valpolcevera, Valle Scrivia, Valle Stura e Val d’Avello tirano un sospiro di sollievo visto che il latte da venerdì sarà conferito al caseificio Pugliese di Torino. Così fino al 30 settembre, ci sarà tempo per ragionare e individuare un progetto che consenta di andare avanti nonostante le multinazionali. Di questo si è parlato oggi in una commissione indetta dal Municipio V Valpolcevera, dove gli allevatori si sono confrontati con i coglier i municipali ma anche con il Comune (era presente l’assessore Emanuele Piazza), la Città metropolitana con Enrico Pignone e la regione con il consigliere del Pd Giovanni Lunardon.
Tante le proposte anche contrastanti emerse durante la commissione: dal rilancio dei distributori automatici di latte crudo, all’impianto di pastorizzazione (proposto anche ieri dall’assessore Piazza a Tursi), dalle ‘casette’ del latte in ogni municipio, a quella di creare un vero e proprio marchio del territorio. “Il prodotto che va sviluppato – ha detto il consigliere delegato della fitta Metropolitana Enrico Pignone – non può essere solo alimentare ma deve anche rappresentare e pubblicizzare un territorio”. Per il consigliere regionale Giovanni Lunardon “serve una risposta istituzionale compatta e unitaria perché il problema non sono le risorse, visto che è possibile accedere a diverse tipologie di finanziamento europeo, ma quella di avere un progetto concreto sostenuto istituzionalmente”. Una risposta “unitaria e compatta” è quella che chiede anche la presidente del Municipio Iole Murruni che ha sottolineato la necessità di “iniziative strutturali più forti visto che il mercato è in mano alle multinazionali che rincorrono solo il profitto”.
Gli allevatori dal canto loro si dicono “aperti ad ogni soluzione” spiega il presidente della cooperativa Valpolcevera Marco Cosso che ha spiegato che nel frattempo parte del latte viene conferita anche in tre piccoli caseifici liguri: il caseificio I Trulli di vi Tortosa a Marassi, il caseificio Tentazioni pugliesi di Sampierdarena e il caseificio Caciorì di Chiavari.
Rispetto al latte crudo, invece, nonostante l’apparente entusiasmo dei genovesi di queste giornate, difficile pensare di rilanciarlo ulteriormente: “Anzitutto – spiega Cosso – la gestione del distributore spetta al singolo allevatore perché comporta una serie di responsabilità dal punto di vista sanitario. E proprio per questo, dopo che dieci anni fa, il progetto era partito alla grande, è bastato un episodio dubbio per obbligare gli allevatori a dover scrivere sui distributori di latte l’obbligatorietà della bollitura del latte crudo. Cosa che ha fatto crollare i consumi al punto da non rendere più economicamente sostenibile per molti l’investimento nel macchinario”.
Per domani alle 16 in Regione intanto l’assessore Mai ha convocato un tavolo verde con gli allevatori per individuare il percorso da intraprendere anche in vista della possibilità di utilizzare fondi europei.