Genova

Violenta rapina alla Foce, aggredito in mezzo alla strada: “Maradona” finisce in manette

La vittima ha riportato la frattura del setto nasale e la parziale cecità da un occhio

mohamed lifti

Genova. Nell’ambiente lo conoscono come “Maradona”, il libanese dagli occhi verdi. E’ Mohamed Lifti, 50enne proveniente proprio dal paese dei cedri, il responsabile della violenta rapina dello scorso 6 gennaio. Ad arrestarlo nei giorni scorsi è stata la Squadra Investigativa del Commissariato di Polizia Foce Sturla.

I fatti. Era la sera dell’Epifania quando un 55enne genovese, stimato professionista, stava rincasando in compagnia del figlio. Proprio il ragazzo, avendo finito il credito nel cellulare, chiese al padre di ricaricarlo. L’ignara vittima si diresse così, da sola, presso un bancoposta in via Rimassa. E’ lì che venne notato dai malviventi, che non gli diedero neppure il tempo di attraversare la strada.

L’aggressione. Il 55enne venne violentemente colpito al volto da una serie di pugni, che lo fecero cadere a terra. Si trovò così in balia di due rapinatori: uno lo teneva fermo schiacciandogli il volto sull’asfalto, l’altro tentava di strappargli orologio e portafogli. La vittima, urlando, riuscì però ad attirare l’attenzione di un 31enne genovese, che venne minacciato di morte. Gli aggressori, però, furono costretti a scappare, sentendo le sirene della Polizia.

Il primo arresto. Uno dei due venne immediatamente catturato, con addosso i documenti della vittima. Il complice, fuggito sulla scogliera di Corso Italia, riuscì a scappare. La vittima venne trasportata in ospedale: ricoverata con 30 giorni di prognosi, accusò la parziale cecità dell’occhio sinistro e la frattura del setto nasale.

Le indagini. Da quel giorno, nonostante la mancata collaborazione del marocchino arrestato, gli investigatori hanno passato al setaccio l’ambiente della criminalità straniera, finché, dalla descrizione, sono risaliti ad un nome: “Maradona”, il libanese dagli occhi verdi. Mohamed Lifti, 50enne libanese con un passato da carcerato, già espulso dall’Italia, senza fissa dimora. Pur essendo soggetto all’obbligo di firma in Questura, era riuscito a farla franca perché schedato con molti nomi diversi. Unica certezza era il soprannome. Grazie a questo e al codice di identificazione collegato alle sue impronte digitali i poliziotti sono riusciti a smascherarlo e arrestarlo. L’uomo si trova ora nel carcere di Marassi.

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