Genova. Giovanni De Paoli, consigliere regionale della Lega Nord, è indagato per diffamazione aggravata. Il sostituto procuratore Patrizia Petruziello lo ha iscritto nel registro dopo l’esposto presentato dal Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione dopo la la frase choc “se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”, pronunciata, secondo alcuni testimoni, lo scorso 10 febbraio durante un’audizione di commissione.
Secondo Cathy Latorre, la legale che insieme al collega Michele Giarratano ha presentato l’esposto, la decisione della procura di Genova crea un precedente e “apre la strada” ad altri esposti nei confronti di politici per affermazioni omofobe. “Visto che non esiste nell’ordinamento italiano una legge specifica – spiega l’avvocato – la procura ha deciso di estendere l’applicazione delle legge Mancino, che prevede l’aggravante per le dichiarazioni razziste anche a quelle omofobe. Questa è la prima volta ed è un aspetto molto importante. Non siamo mai riusciti a chiedere che venisse indagato un politico che offende una intera categoria”.
La frase è sempre stata smentita da De Paoli, che si è difeso sostenendo di aver detto “se avessi un figlio gay non lo brucerei nel forno”. “Qualche orecchio malizioso – aveva detto a caldo – ha voluto cancellare il “non”, cambiando il senso completo delle mie dichiarazioni. Viene troppo facile pensare che qualcuno abbia voluto colpire chi ha accompagnato il gonfalone della Regione Liguria al Family Day, trasformando un contributo nobile in un intervento becero, quanto inesistente”.
“Non sono tranquillo, sono tranquillissimo. Adesso però – ha detto nel commentare la notizia dell’indagine De Paoli – spengo il telefonino, per una settimana non devo parlare con i giornalisti”.
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