Rumentopoli

Traffico illecito di rifiuti a Genova, il gip: “Danni economici ai contribuenti”

"E' evidente che le condotte di reato poste in essere dagli indagati hanno incrementato i costi da computare nella determinazione della tariffa"

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Genova. Emergono importanti particolari nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dei sette arrestati nell’ambito dell’indagine sullo smaltimento dei rifiuti a Genova. “Sotto il profilo della gravità dell’offesa, i fatti dell’indagine oltre a danneggiare le imprese sane hanno arrecato rilevanti pregiudizi economici ai contribuenti, soggetti passivi della tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti e del tributo speciale regionale”, scrive il gip Roberta Bossi.

“E’ evidente che le condotte di reato poste in essere dagli indagati hanno incrementato i costi da computare nella determinazione della tariffa”, si legge ancora. Il gip parla anche di alcuni ritiri di rifiuti elettronici pericolosi o detriti da demolizione fatti gratuitamente, ma poi pagati dai contribuenti, anche al carcere di Marassi o alla caserma dei carabinieri Vittorio Veneto.

Per quanto riguarda la casa circondariale, il gip ricorda un episodio avvenuto il 15 gennaio 2013. I dipendenti Amiu Roberta Malatesta, Claudio Angelosanto e Tonito Magnasco, organizzano il ritiro gratuito di numerosi Raee (rifiuti elettronici) a Marassi e li trasportano senza alcun formulario nel centro raccolta di corso Perrone, come se si trattasse di rifiuti abbandonati in strada. Nel computer della Malatesta, i carabinieri del Noe hanno trovato il verbale di ritiro gratuito per smaltimento firmato dalla dipendente del carcere Marta Ghio e dall’ex direttore Salvatore Mazzeo. “Con questa condotta – scrive il gip – gli indagati hanno procurato un ingiusto vantaggio
all’amministrazione penitenziaria, consistente nel risparmio dei costi che avrebbe dovuto altrimenti sostenere”.

L’episodio della caserma, invece, riguarda un accordo tra Milli e Malatesta, alla quale viene contestato il reato di truffa aggravata. Milli, secondo quanto si legge nell’ordinanza, avrebbe contattato Malatesta per chiedere di smaltire detriti di demolizione e dove poteva conferirli a basso costo. Viene organizzato il trasporto con al seguito anche un camion dei carabinieri verso la discarica di Scarpino.

Ma non finisce qui. I dirigenti della Switch e quelli di Amiu raccoglievano i rifiuti ingombranti o pericolosi,
spacciandoli per bonifiche sul territorio e per le strade di Genova, da molti dei posti più noti della città, ottenendo così secondo i magistrati genovesi “un ingiusto vantaggio” perché riscuotevano l’addendum previsto per le bonifiche. Nella sua ordinanza di custodia cautelare il gip Roberta Bossi elenca i principali siti e ne indica anche il quantitativo di materiale ritirato. Si va dal Distav dell’Università di Genova all’Hospice Gigi Ghirotti, dal centro balneare della polizia di Stato alle Terme di Genova. E ancora, la caserma della polizia Ilardi di Sturla, lo stadio comunale Luigi Ferraris, la Spim (società per il patrimonio immobiliare del comune di Genova), l’istituto scolastico Fermi, il Salone Nautico.

Per ottenere i soldi, la maggior parte delle volte veniva gonfiato il peso effettivo del materiale ritirato e i rifiuti venivano classificati come materiale ingombrante proveniente dalla raccolta sul territorio.

Nell’ordinanza si legge anche di una sponsorizzazione di 800 euro a un gruppo sportivo dei vigili del fuoco per evitare una denuncia penale dopo un incendio avvenuto nell’impianto di compattazione rifiuti della Switch, la società di trattamento rifiuti finita sotto inchiesta con Amiu. Tutto si evince da un’intercettazione tra il responsabile commerciale della Switch Ionadi e il responsabile delle autorimesse Amiu Angelosanto, dove si parla della necessità di stoppare la segnalazione all’autorità giudiziaria.

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