Genova. Ci sono quelle in plastica, classiche da giardino, bianche. Oppure quelle che ti fanno fare un salto indietro nel tempo perché hanno retto (scomodamente) generazioni di studenti. Ancora: quelle dismesse da qualche ufficio, quelle di paglia semi distrutte, ma anche quelle pregiate di qualche salotto che dopo il trasloco non servono più.
Sono le seggiole che si trovano, a saper osservare e cercare, all’interno di tante pensiline dei bus in diversi quartieri della città. Ognuna probabilmente avrebbe una storia da raccontare, microstorie di una città in trasformazione ma con alcune certezze, come quella di avere un minimo di confort mentre si attende il bus.
Le foto sono state raccolte dal docente universitario Francesco Gastaldi, genovese, oggi professore associato di urbanistica all’Università di Venezia: “Si tratta di una raccolta non sistematica e un po’ casuale – spiega lui – dedicando attenzione alla città minuta. Lo sguardo di osservazione è quello del quotidiano degli abitanti e dei loro corpi nello spazio. un principio di osservazione a scala micro-urbana, una scala che forse anche gli attori di politiche dovrebbero riscoprire”.
Le sedie attraversano i quartieri della città, da Sestri ponente (frazione Costa) a Quarto, passando per il Righi (via Carso) e il Biscione”. Nascono evidentemente come necessità laddove le vecchie e malridotte pensiline ne sono sprovviste, ma talvolta suonano quasi come un gesto di protesta come nel caso della fermata Amt di Quarto, dove una bella quanto vecchia seggiola imbottita contrasta con il freddo (e scomodo) metallo dei seggiolini delle nuovissime pensiline installate da Cemusa.
Welfare fai da te, quindi, soprattutto in collina dove il bus occorre attenderlo a lungo, unico ristoro per gli anziani che sempre di più popolano la città o per chiunque si trovi in difficoltà a restare a lungo im piedi. Un tempo anche in centro i vicoli e le piazzette pullulavano di seggiole messe fuori dall’uscio a favorire le chiacchiere con i vicini e racconti per i bambini.
Una realtà che resiste nei paesi, ma che in città è difficile da trovare. Eppure è bello immaginare che quelle seggiole, in cima ai ‘bricchi’ o nei quartieri residenziali, oltre al doveroso riposo, favoriscano storie vecchie e nuove da condividere e raccontare mentre si attende il bus.