Genova

Anni di lavoro e specializzazioni, poi il diploma diventa carta straccia: lo sfogo di un’insegnante genovese

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Foto d'archivio

Genova. “Lavoro nella scuola come insegnante precaria da 11 anni. Ho fatto una gavetta piuttosto impegnativa i primi anni, quando mi trovavo a cambiare scuola ogni santo giorno. Ho potuto iniziare a insegnare grazie al mio diploma magistrale linguistico. Ho fatto un corso al centro culturale Galliera (francese) e ho dato l’ esame di lingua tedesca al Goethe Institut. Successivamente mi sono laureata a Traduttori e Interpreti, ho studiato per un semestre in Germania e ho iniziato a desiderare di insegnare inglese ai bambini della scuola primaria. Peccato che, invece, nel frattempo hanno tolto l’insegnante di inglese specialista dalla scuola primaria, così ho solamente fatto supplenze per anni e anni”.

Inizia così lo sfogo su Facebook di Silvia Stalteri, insegnante genovese precaria. “Nel 2012 esce il concorso docenti, ritenendola la mia unica occasione per passare di ruolo, mi prendo un mese di aspettativa per studiare molto intensamente. All’epoca Syria aveva un anno e mia mamma veniva a prenderla al mattino e me la riportava alla sera per poter studiare con calma. Studiavo giorno e notte. Passo la preselezione del concorso, durissima, lo possono confermare le maestre che l’hanno fatta, accedo alla prova scritta e, con orgoglio, ritengo di aver sostenuto un’ ottima prova. Tanto più che la parte di inglese l’ ho superata, ovviamente, senza problemi e questo mi avvantaggiava”, prosegue Silvia.

Poi la brutta sorpresa. “Dopo 4 mesi mi comunicano che non ho superato la prova per mancanza di originalità (come se l’originalità potesse avere dei criteri di valutazione…va bene). Nel frattempo inizia a girare voce che in altre regioni, chi aveva il diploma magistrale linguistico era stato escluso perché il titolo non era ritenuto valido. Partono un sacco di ricorsi…tutti vinti. Il Consiglio di Stato stabilisce che quel diploma è abilitante. A quel punto partono altri ricorsi, anche da parte mia, per essere inserita nella graduatoria dalla quale Renzi poi ha assunto, cioè la graduatoria degli abilitati chiusa da anni e nella quale vi erano i vincitori del concorso del 1999. Ok”. Continua così un lungo sfogo dopo anni di studio e di concorsi.

“Nel frattempo scopro che la mia laurea non è più considerata valida per insegnare inglese alla primaria, serve una certificazione europea. Ok… con il fegato grosso dal nervoso sostengo l’ esame al Trinity College, a pagamento, e ottengo la certificazione. Intanto si conferma la situazione a scuola per la quale si lavora solo su posto di sostegno agli alunni disabili. Ok. Con sacrificio mi iscrivo al corso universitario per conseguire il titolo di sostegno. 2500 euro. 9 mesi di frequenza obbligatoria, sabato e domenica compresi, dalle 9 alle 18. Chi mi conosce bene sa quello che ho passato. Mia figlia ha iniziato a non parlarmi e, in seguito, a non mangiare più per protesta. A dicembre concludo con la tesi e ottengo voto 30 su 30. Notare che a questo corso accedo grazie al mio diploma. Nel frattempo iniziano ad essere assunte centinaia di persone…da quella famosa graduatoria…che non hanno mai lavorato a scuola. Ok”.

A questo punto, nel 2016, arriva la vera beffa. “Esce un altro concorso. Sono esclusa. Il mio diploma non è più ritenuto valido. Fine.”, termina Silvia.

Parole amare, di chi ha studiato tanto, ha impiegato passione e ha creduto davvero nel suo lavoro. Anni di sacrifici per vedersi sbattere le porte letteralmente in faccia perché il proprio diploma, quello che ha dato il via all’intera carriera scolastica, oggi non ha più nessun valore. Una situazione che accomuna tante persone, improvvisamente escluse, sorpassate anche da chi questo lavoro non lo ha ancora mai svolto.

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