Genova. “Condividiamo le forti preoccupazioni dei cittadini e delle famiglie residenti nel quartiere popoloso di Genova Quezzi che hanno raccolto circa 1.500 firme per esprimere la propria contrarietà all’arrivo, sembrerebbe imminente, di circa 50 profughi nella casa Bozzo gestita dal Ceis. Ci sono molte criticità che non possono non essere tenute in considerazione. Pertanto, ci attiveremo sia in Regione sia in Comune per chiedere chiarimenti in merito e soprattutto per verificare come si intenda compatibile questo progetto di accoglienza con le reali condizioni di logistica del quartiere”.
Così dichiarano Matteo Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Liguria, e Stefano Balleari, vicepresidente del consiglio comunale di Genova, in merito alla destinazione a centro di accoglienza per circa 50 profughi nella casa Bozzo nel quartiere di Genova Quezzi.
“Abbiamo forti perplessità, oltre che da punto di vista dell’impatto sociale sul quartiere, anche dal punto di vista della viabilità e della tenuta idrogeologica dell’edificio – dicono i due consiglieri – è evidente, dalle foto scattate in loco e dalle testimonianze dirette di chi da anni vive nella zona, che l’edificio abbia un’accessibilità molto problematica, con una viabilità che oggi rende difficoltoso anche il passaggio di un’ambulanza. Via Edera è una strada privata con un unico sbocco veicolare, da sempre insufficiente al passaggio di auto private e totalmente inadeguata al transito di mezzi di emergenza come auto delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. Inoltre, presenta ormai note problematiche di tipo idrogeologico: ricordiamo che siamo a poche centinaia di metri dal torrente Fereggiano. Non solo: la base del muro di contenimento di Casa Bozzo confina con il rio Ammarengo e presenta tratti di cedimento. Pensiamo a quale sarebbe l’impatto, in una zona stretta tra palazzi e rii, di una presenza massiccia di immigrati, di cui la metà giovanissimi che potrebbero non limitarsi a stare tra le quattro mura del centro di accoglienza, ma, legittimamente, sostare in strada, giusto per passare il tempo e le giornate. Non pensiamo poi a cosa potrebbe succedere nel caso in cui, come spesso capita in queste situazioni, si generassero liti o risse e fossero chiamati a intervenire forze dell’ordine e soccorritori. Pertanto chiederemo risposte sia all’Asl sia ai servizi sociali del Comune per capire se abbiano ben compreso le criticità del contesto e soprattutto come intendano porre rimedio per non creare ulteriori disagi e pericoli alle famiglie che abitano a Quezzi e dintorni”.