Liguria. E’ una relazione disarmante quella che domani sarà presentata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Liguria alle massime autorità regionali. Il documento scrive nero su bianco quanto accaduto negli ultimi decenni: “la mancanza di una strategia complessiva”.
E questa inefficienza, oltre a ripercuotersi su una regione “con il costo pro capite tra i più alti per la gestione, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti”, va di pari passo ai rischi “di permeabilità in alcune società che trattano i rifiuti per conto dei Comuni sia per le infiltrazioni di stampo mafioso sia per fatti corruttivi altrettanto dannosi”.
In Liguria, terra che produce il 14% di rifiuti in più rispetto alla media nazionale, ha insomma per anni “solo ipotizzato la realizzazione di strutture tecnologicamente avanzate straordinarie che avrebbero dovuto risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti ma che non sono mai state realizzate lasciando esposto il territorio a più livelli di illiceità, solo in parte scoperti e comunque da temere”.
“Il servizio ligure di raccolta dei rifiuti urbani – spiega ancora la Commissione – è afflitto dal progressivo esaurimento delle discariche. Non vi sono nel territorio impianti d’incenerimento e termovalorizzazione. Inoltre la Regione Liguria ha individuato 174 siti industriali inquinati di cui solo 52 sono stati bonificati”. Una situazione proseguita per decenni e di cui i cittadini cominciano a pagare le conseguenze, nel portafoglio e nella salute.
Non si salvano nemmeno i porti: quelli della Liguria sono infatti diventati “un punto di smistamento transfrontaliero del traffico illegale di rifiuti verso Paesi asiatici o africani soprattutto per quanto riguarda le materie plastiche, le apparecchiature elettroniche e le batterie per auto”.
Un giro di affari enorme, visto che l’Agenzia delle Dogane “indica i sequestri di rifiuti da parte della direzione interregionale Liguria-Piemonte-Valle d’Aosta pari al 48,3% del totale nazionale nel periodo gennaio-agosto 2013, in crescita al 60,2% su base nazionale nel medesimo periodo 2014”.