Genova. Si è conclusa solo intorno alle 18 e 30 la trattativa tra istituzioni e azienda davanti ai cancelli della Kavo Promedi a Nervi. A presidiare la fabbrica con l’obiettivo di non far partire i camion carichi dei macchinari dell’azienda che produce sedie e impianti per studi dentistici sono stati per tutto il giorno un gruppo di lavoratori insieme ai delegati della Fiom che con il segretario genovese Bruno Manganaro hanno chiesto l’intervento delle istituzioni definendo “barbaro” l’atteggiamento dell’azienda tedesca di avviare lo smantellamento della sede genovese prima di aver avviamo formalmente la procedura di licenziamento collettivo che prevede fra l’altro 75 giorni per la trattativa dalla normativa sul lavoro. Secondo quanto appreso le raccomandate con 16 lettere di licenziamento, vale a dire tutti i dipendenti dell’azienda. E stamattina solo per caso un operaio che abita in zona si è accorto dei camion che stavano portando via tutto.
Sul posto nel pomeriggio sono arrivati gli assessori Emanuele Piazza per il comune ed Edoardo Rixi per la Regione.” Alla fine – ha spiegato l’assessore allo sviluppo economico Emanuele Piazza – l’azienda ha capito di aver fatto una forzatura – ed è stato deciso che il camion non partirà fino all’avvio del tavolo di trattativa nella sede di Confindustria”. Tecnicamente con il consenso dei lavoratori è stato deciso di svuotare il camion e farlo ripartire senza i macchinari che sono stati nuovamente scaricati all’interno dei cancelli dell’azienda. Presente anche un delegato Fim Cisl. Per Confindustria è invece arrivato il direttore Massimo Sola che ha spiegato che Confindustria aveva ricevuto 15 giorni fa la notizia della messa in liquidazione dell’azienda: “Sono decisioni e modalità che vengono prese al di fuori dell’Italia” ha commentato laconico. Come dire, qui una cosa del genere non si è mai vista.
Un lavoratore del pomeriggio ha raccontato come nessuno avesse idea di quanto stava accadendo: “Sono venuti due settimane fa, ma ci hanno detto che andava tutto bene, però avevano metri in mano per prendere delle misurazioni, ma non avremmo mai pensato che sarebbe accaduto questo”.
L’azienda tedesca, che produce circa 6 mila seggioline per dentisti l’anno, ha un fatturato di circa 2 milioni e mezzo. “Non è un’azienda in crisi – spiegano i lavoratori – tanto che a Genova avevano assunto anche sei persone a tempo determinato”. Ma questo per una multinazionale da dieci anni controllata dal gruppo americano Danaher evidentemente non è sufficiente. E per risparmiare sui costi si sposta, si chiude, si delocalizza, anche di notte, di nascosto. “Si sono comportati come dei ladri” ha detto oggi il segretario della Fiom Bruno Manganaro. Difficile pensare a una metafora più azzeccata.
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