Genova. “La manifestazione di interesse vuol dire tutto e niente perché non impone alcun obbligo e semmai offre il vantaggio anche ai potenziali concorrenti di Ilva di vederne di conti dopo che i bilanci non vengono presentati da tre anni”. Il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro commenta così la notizia secondo cui sarebbero in totale 29 le manifestazioni di interesse presentate per gli stabilimenti del gruppo Ilva.
Tra questi ci sarebbero Cdp, Arvedi, Marcegaglia e il gruppo Franco indiano Ancelor Mittal. Oggi intanto ad eccezione di Genova, che già ha alle spalle quattro giornate di sciopero, i lavoratori degli altri stabilimenti sono scesi in piazza per chiedere garanzie rispetto alla vendita.
“E’ importante che Genova abbia fatto da scintilla capace di contaminare anche i lavoratori degli altri stabilimenti – ha commentato Manganaro – perché la preoccupazione resta forte. Noi ora restiamo in attesa di un incontro sui lavori di pubblica utilità e riprendiamo fiato, ma se sarà necessario non esiteremo a tornare in piazza”.
Domani i commissari straordinari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba renderanno noti i nomi delle aziende ammesse alla seconda fase della procedura che, come previsto dal bando, prevede la due diligence con l’accesso alla “data room” e ai siti produttivi del Gruppo. E’ prevista una “management presentation” rganizzata da Rothschild, global advisor dell’operazione. Questa fase sara’ completata entro il 31 marzo.
A questo punto gli interessati avranno qualche settimana per presentare le offerte vincolanti. Offerte che saranno valutate dai commissari entro meta’ aprile.
In questa fase gli stessi commissari straordinari, come e’ previsto dal bando, potranno, suggerire e favorire la creazione di una cordata. Non solo, il bando prevede che “sara’ comunque consentito costituire e/o modificare cordate – anche unendosi a soggetti che non abbiano manifestato interesse“. Questa opzione da’ la possibilita’ di far entrare partner finanziari, commerciali, fondi di investimento.