Recco. Lui è il pallanuotista per antonomasia. Se si pensa alla waterpolo (per chiamarla nella lingua del paese in cui è stata inventata) un solo nome corre alla mente alla velocità della luce. Ha vinto tutto quello che si può vincere e, forse, anche di più.
Per tutti è Il Caimano, per noi “semplicemente” “Cai”. C’è ancora bisogno di continuare con le presentazioni o provare a spiegare di chi si stia parlando? Ovviamente del vicepresidente della Pro Recco Waterpolo 1913 Eraldo Pizzo.
Bandiera indiscussa della Pro delle meraviglie, nella quale ha ricoperto ogni carica societaria, è stato anche ex giocatore della Rari Nantes Bogliasco nella stagione 1980/81, quella in cui la formazione biancoazzurra ha vinto il primo scudetto della propria storia.
Pizzo, ci racconta un aneddoto di quell’anno così particolare per lei? Si può dire, in fin dei conti, che sono entrambe squadre del suo cuore.
“Sono molto affezionato al Bogliasco. Ricordo bene che in quel campionato che ho vinto a pochi chilometri da Recco, ho battuto la mia Pro in casa e fuori; la prima ad Albaro la vincemmo 8 a 6 e poi in via Cavour alzammo il tricolore al cielo davanti a una vasca colma all’inverosimile. In 28 campionati di Serie A è stata l’unico torneo in cui il titolo è stato deciso all’ultima gara. Per Bogliasco fu un’impresa eroica; si trattava di una bella squadra ma nessuno pensava di vincere il campionato e per di più senza neanche una sconfitta. La squadra, lo ricordo bene, era forte per davvero però: Gandolfi in porta, Stefano Di Fiore, Iervasutti, Gianni Fossati e… io, naturalmente (ride, ndr)”.
Recco contro Bogliasco, oggi, invece?
“Tutta un’altra partita, c’è troppa differenza tra le due formazioni. Penso sia per loro e per noi un ottimo allenamento. Una cartina al tornasole per valutare le forze e la freschezza fisica dopo tanti impegni europei”.
E poi in acqua non c’è Eraldo Pizzo…
“(Ride, ndr). Parliamo di tanti anni fa. Credo che sarà una partita comunque bella, quando scende in acqua la Pro si tuffa in vasca una scuola di pallanuoto. Tutti i giovani atleti e pallanuotisti in erba dovrebbero essere presenti”.
E’ tornato da poco dalla presentazione, nella capitale, per i Giochi Olimpici di Roma 2024, cosa ne pensa?
“Bellissima presentazione e grande entusiasmo per Roma 2024, con il progetto che è stato presentato ce la si può fare. Il presidente del comitato Montezemolo e quello del Coni Malagò stanno facendo un gran lavoro, credo che questa volta Roma possa farcela, cosicché l’Italia possa dimostrare tutto il proprio valore”.
L’abbiamo vista insieme a tanti sportivi.
“E’ stato un piacere ritrovare tanti amici come Nino Benvenuti, Valentina Vezzali, Marcello Lippi e molti altri. C’era davvero il gota dello sport di ieri e di oggi”.
Lei qualche Olimpiade l’ha giocata, cosa significa per un atleta?
“Ho disputate quattro Olimpiadi, è il massimo obiettivo che può essere raggiunto da un atleta, non c’è nulla che possa essere paragonato ai Giochi”.
Abbiamo visto che si è intrattenuto a lungo con il presidente Malagò, cosa vi siete detti? Se possiamo essere indiscreti.
“Gli ho detto che sarò presente a Roma, avrò 86 anni ed essendo tra quelli che hanno vinto nel 1960 l’Olimpiade, proprio nella Capitale, mi aspetto una grande festa”.
Quali ricordi ha di quel 1960 a cinque cerchi?
“Tra tutte quelle che ho disputato è sicuramente la più bella e fascinosa Olimpiade. Fu soprannominata la Grande Olimpiade, un motivo ci sarà sicuramente. Tokio, New York e Los Angeles puoi costruirle, Roma no”.