I conti

Dalla Cina con timore: solo in Liguria a rischio 4.600 posti di lavoro

Cina riconosciuta come economia di mercato? Fine delle barriere commerciali e bagno di sangue per le imprese italiane

vte voltri container

Liguria. La Cina ha una economia di mercato? Una domanda che agita i produttori italiani e liguri e a cui dovrà rispondere l’Unione Europea. Ma se la risposta sarà positiva in Italia potrebbero andare in fumo ben 223.600 posti di lavoro. Identico bagno di sangue in Liguria, dove le stime parlano di 4.630 occupati a rischio, di cui 3.370 nelle costruzioni e servizi e 1.260 nel manifatturiero in meno di 5 anni.

Se infatti l’economia cinese dovesse essere riconosciuta di mercato, la decisione porterebbe all’abbattimento delle barriere commerciali all’import cinese: a fine 2014 per la difesa commerciale sono in vigore nell’Ue 81 misure anti-dumping, di cui 52 riguardano proprio le importazioni dalla Cina.

Secondo l’analisi dell’Ufficio studi Confartigianato sui dati 2015 dell’Economic Policy Institute, i liguri esposti rappresentano l’1,5% del totale degli occupati nell’artigianato in regione. In Italia il rischio chiama in causa 69.780 occupati nell’artigianato, ben il 2,5% dell’intero settore. Le percentuali salgono se si tiene conto del solo manifatturiero, quello decisamente più esposto alle conseguenze della concessione dello status alla Cina: in Liguria sarebbero coinvolti 730 occupati, il 3,6% del manifatturiero artigianato regionale. In Italia si parla del 5,5%, cioè di ben 54 mila addetti.

“Si aprirebbe uno scenario estremamente difficile per le nostre micro e piccole imprese – è il commento di Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – che si troverebbero a che fare con la concorrenza di beni e servizi di qualità decisamente inferiore alla nostra, messi sul mercato a prezzi ancora più bassi di oggi diventando così insostenibili. Una situazione che rischia di portare al collasso del settore, che già versa in condizioni di forte difficoltà: in gioco c’è il futuro delle nostre microimprese”.

Nel dettaglio, si parla di 150 addetti liguri nella produzione di mobili e altre manifatture simili, 120 nella produzione legata alla lavorazione dei metalli e di altri 120 nel tessile, pelle e abbigliamento. I rimanenti 340 sono occupati in altri settori manifatturieri. Le costruzioni e i servizi hanno invece ben 470 occupati a rischio in Liguria.

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