Genova. Continuano “persistentemente a tacere le ragioni per cui avevano falsi documenti e il perché dei loro viaggi”, per questo è “possibile un ragionamento che li vede coinvolti in un quadro terroristico”. Lo sostiene il pm Pier Carlo Di Gennaro davanti al tribunale del Riesame, nel corso dell’udienza sulla richiesta di scarcerazione, a proposito di Karim e Shahad El Kunani, i due sedicenti fratelli iraniani arrestati il 31 dicembre perché cercavano di imbarcarsi a Genova su un volo per Londra con falsi documenti belgi. I giudici si sono riservati e nei prossimi giorni decideranno se rimettere in libertà i due. Intanto, però, il pm ha portato nuove prove, raccolte dalla Digos, che smentirebbero il racconto fatto dai fratelli, che dicono di essere fuggiti dall’Iran per volersi convertire al cristianesimo e raggiungere un fratello che vive a Londra.
Gli inquirenti hanno scoperto che a fine novembre il ragazzo avrebbe fatto un volo da Amsterdam verso Milano e da lì poi sarebbe andato in Germania ma non si sa con quale mezzo. Il viaggio lo avrebbe fatto con uno dei due “complici” con cui aveva soggiornato a Genova a fine dicembre. Ma di quello spostamento, il giovane non ha mai parlato.
Potrebbe essere stato quello un “test”, una prova per vedere se i documenti falsi erano affidabili. Inoltre la donna risulta sposata con un iraniano rimasto nel Paese, circostanza mai raccontata nel corso dei due interrogatori.
Nel telefonino, gli investigatori hanno trovato un sms di un contatto inglese che commenta la foto dei documenti falsi che Karim e Shahad gli avevano mandato su WhatsApp: “molto ben
fatti”, aveva risposto il contatto in Gran Bretagna, mentre loro durante l’esame del pm avevano sostenuto che gli era stato detto che con quei documenti non sarebbero andati lontani. E, ancora, i due complici con cui hanno passato i quattro giorni in Liguria sarebbero riusciti ad arrivare in Inghilterra.