Liguria. “E’ dal 1994 che l’ Italia attendeva la ‘riforma della portualità’ e la riforma varata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 21 Gennaio che diminuisce da 24 a 15 le Autorità portuali su tutto il territorio nazionale va nella giusta direzione al fine di creare quelle condizioni del fare sistema così indispensabile per la competitività e lo sviluppo dei porti marittimi”, dichiara Marco Merli, Presidente della CNA Liguria intervenendo sul recente Decreto varato dal Consiglio dei Ministri.
“Non devono esserci motivi di divisioni e minimali discussioni campanilistiche nel merito degli accorpamenti delle Autorità portuali in Italia, perché in Liguria la fusione dei porti tra Genova e Savona e tra La Spezia e Marina di Carrara non sono annessioni ma bensì un insieme di forze – sottolinea il Presidente Merli che prosegue – Queste forze devono avere l’obbiettivo di far crescere i porti, per creare nuova occupazione sviluppando maggiori servizi ed essere competitive per attrarre sempre più nuovi traffici delle merci e contrastare la sempre più pressante concorrenza dei porti nord africani e della Spagna, nella consapevolezza che la nuova riforma punta proprio sulla competitività dei nostri porti per sostenere il ruolo strategico dell’Italia, attraversata da quattro corridoi ferroviari Ten-t, come hub nel Mediterraneo e piattaforma logistica europea”.
“Obbiettivo di questa riforma è anche la semplificazione delle procedure per facilitare il transito di merci e passeggeri, la promozione di centri decisionali strategici rispetto all’attività di porti in aree omogenee, la riorganizzazione amministrativa, il coordinamento centrale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.” – Conclude il Presidente della CNA Liguria – “ Per questo diventa strategica la nuova governance delle Autorità Portuali il cui comitato di gestione sarà ristretto a poche persone ponendo così fine a quel conflitto di interessi, talvolta anche monopolista, che tanto ha gravato sulle Autorità Portuali in termini di scelte e immobilismo decisionale in specie in materia di concessioni, le quali auspichiamo che siano limitate nella loro durata a minimo 20 anni e assegnate sulla base di concreti e credibili “piani industriali” che contemplino, certezze negli investimenti negli obbiettivi di crescita e nell’impiego e sviluppo della forza lavoro. Una volta assegnate, le concessioni devono essere oggetto di controllo e verifica dei risultati ottenuti al fine del loro rinnovo o nel caso, del non rispetto degli impegni, revocate.”