Bolzaneto. Uno dei quattro sospettati del pestaggio avvenuto la sera di mercoledì al casello autostradale di Bolzaneto si è presentato in procura, ha ammesso di avere partecipato alla lite ed è stato indagato per lesioni colpose.
Il 34enne, che vive dalla nascita nel campo nomadi di Bolzaneto a Genova, ha negato di avere picchiato il pensionato di 63 anni, che è rimasto ferito gravemente ed è ricoverato in prognosi riservata in ospedale, ma ha ammesso di avere litigato con suo genero.
Gli avvocati che assistono l’indagato, Alessandra Poggi e Riccardo Caramello, hanno riferito che davanti al pubblico ministero titolare delle indagini, Luca Scorza Azzarà, l’uomo ha raccontato: “La lite è iniziata perché quell’auto mi ha tamponato all’uscita del casello. Io e il conducente della macchina ci siano fermati per constatare i danni. Da lì è nata una discussione e una lite. Io e quell’uomo ci siamo spinti, poi, visto che ero in compagnia di mia moglie e dei mie figli minori, sono risalito in auto e sono andato via”. L’indagato, però, ha affermato di non sapere nulla di quanto successo al pensionato di 63 anni.
Il nomade, che è parente dell’intestatario di una delle due auto sequestrate dai carabinieri dopo l’aggressione nel campo nomadi di Bolzaneto a Genova, ha spiegato che una volta al campo non ha avuto il coraggio di presentarsi ai carabinieri perché temeva conseguenze per la lite: “Non è vero che abbiamo assalito i carabinieri. La gente del campo è uscita dalle case e li ha circondati solo per la curiosità di capire perché fossero venuti al campo”, ha riferito.
Per i carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale di Genova, che indagano sull’aggressione, sono almeno 4 le persone responsabili all’aggressione.