Genova. Saranno interrogati martedì dal pm Pier Carlo Di Gennaro Karim El Kunani e sua sorella Shahad, i due fratelli siriani arrestati il 31 dicembre all’aeroporto Cristoforo Colombo perché in possesso di documenti falsi e foto di armi nei telefonini mentre si stavano imbarcando per Londra. I due detenuti nelle carceri di Marassi e Pontedecimo non hanno convinto né il gip Ferdinando Baldini che lo scorso 5 gennaio nell’ordinanza cui cui dispone per loro la custodia cautelare in carcere scrive che c’è il “fondato sospetto che i due sedicenti fratelli non siano quelli che vogliono far credere di essere nè che le loro intenzioni siano quelle riferite, prospettandosi così un loro coinvolgimento in uno scenario di terrorismo internazionale”.
A non convincere il gip, né il pm Di Gennaro sono le versioni contraddittorie che hanno fornito i due fratelli ai loro legali e alla polizia circa il percorso compiuto per arrivare in Italia (alla polizia hanno detto d’essere giunti dal Belgio, ai loro avvocati dall’Algeria); la giustificazione circa le immagini di armi custodite sul telefonico (avrebbero detto di essere appassionato) e il fatto che pur avendo detto di voler arrivare Londra non hanno saputo fornire alcun recapito dei familiari residenti in Inghilterra che avrebbero voluto raggiungere.
Per loro, nonostante i sospetti degli investigatori, che hanno scoperto fra l’altro che i due ha alloggiato in un hotel del centro storico insieme a un’altra coppia, formalmente non è ancora scattata l’aggravante del terrorismo. Anche per questo i loro legali, gli avvocati Irene Rebora e Stefano Bertone, hanno presentato ricorso al tribunale del riesame, da cui la necessità da parte della procura di interrogarli al più presto.