Genova. Una città letteralmente tagliata in due tra levante e ponente per quasi sette ore, con centinaia di automobilisti bloccati. E’ la fotografia del secondo giorno di sciopero dell’Ilva di Genova con la Fiom e la Failms che hanno portato in piazza oltre 400 operai e anche per oggi hanno scelto la via del blocco stradale in attesa di avere da Roma una conferma circa la presenza di un ministro o comunque di un rappresentante politico del Governo all’incontro del 4 febbraio sull’accordo di programma. E se evidentemente qualche lamentela per il blocco è stata inevitabile, tra i genovesi non è mancata la solidarietà. “Sono stata tre ore in macchina – racconta una ragazza su un bus quando il corteo poco prima delle 16 si è mosso per il rientro in fabbrica – ma la protesta è giusta”.
“Siamo con loro, sono gli unici che ci restano per difendere il futuro di questa città” le fa eco un’altra passeggera”. Gli altri restano silenziosi, certamente frastornati da una “giornata particolare” che ha creato disagi per chi doveva andare al lavoro, ma in molti sentono l’Ilva come il simbolo di una città che non vuole arrendersi. Anche in strada, tra le file interminabili di auto, sono in pochi a urlare o a suonare il clacson. Due ragazze, dopo aver chiuso a chiave la macchina, sono andate a comprarsi un panino per mangiarlo sedute sul marciapiedi accanto agli operai. Solidarietà è arrivata oggi da alcune associazioni come Music for peace dalla cui sede al passaggio del corteo è partita “Bella Ciao” e poi all’ora di pranzo sono stati portati alcuni pacchi di viveri per i lavoratori che presidiavamo l’elicoidale.
La comunità di San Benedetto ha affisso uno striscione in appoggio alla lotta degli operai, alcuni studenti sono scesi in piazza e altri arriveranno domani. Stride invece il silenzio delle istituzioni locali con alcuni comunicati di solidarietà ma nessuna presenza ad eccezione di un consigliere comunale di #Possibile. E il sindaco Doria, dopo due giorni di silenzio, ha attaccato la fiom: “Per il futuro dell’Ilva la citta’ di Genova ha bisogno di una grande coesione, non di lacerazioni.Il fatto che una sola sigla sindacale anticipi il risultato di un tavolo con il Governo convocato il 4 febbraio non favorisce l’avvicinarsi alla soluzione dei problemi”. Oggi il ministro Guidi ha dichiarato a Rainews24 che “sul rilancio del gruppo Ilva il governo non ha cambiato strategia”. “Dobbiamo garantire a quegli operai continuità rispetto a quell’accordo di programma” ha detto il ministro che ha aggiunto che “il futuro non è solo Genova ma è tutto il complesso Ilva che naturalmente ha a Taranto il numero più elevato di dipendenti”.
Nessun accenno però alla sua presenza all’incontro del 4 febbraio, così come sulle garanzie rispetto all’occupazione dopo la vendita del gruppo. E domani saranno tutti i metalmeccanici della Fiom a scendere in piazza con l’Ilva, da Ansaldo a Fincantieri, da Piaggio a Esaote. Oggi tra gli operai, è arrivata anche il segretario della Cgil Susanna Camusso che si è detta preoccupata per un “bando di vendita che non dice cosa innanzitutto il governo pensi del futuro di questo gruppo, del futuro della produzione e dell’occupazione” senza un riferimento esplicito “agli accordi di programma che accompagnano lo stabilimento di Genova e, con modalita’ diverse, anche Taranto”.
Poco prima delle 16 gli operai hanno tolto il blocco e sono tornati in corteo in fabbrica. Quella di stasera sarà la seconda notte di occupazione, e domani la giornata sarà ancora più difficile, con un corteo che da Cornigliano arriverà con i mezzi fin sotto la Prefettura perché “domani ci giochiamo il posto di lavoro” ha detto in piazza ai lavoratori il coordinatore dei delegati Fiom dell’Ilva Armando Palombo.
E la preoccupazione è tanta tra i lavoratori perché tutti sanno che domani quel corteo non sarà una passeggiata simbolica e come finirà dipenderà non solo dalle scelte che da Roma verranno imposte alla Questura di Genova circa la gestione dell’ordine pubbico ma sopratutto dalle risposte che da Roma decideranno di fare arrivare oppure no.