La lettera

Ilva, la lettera al Mise: “Mercoledì la data per tavolo genovese”. Si dimette il direttore generale del Gruppo

Mercoledì a Roma l'incontro del ministro Guidi con i segretari nazionali. Comune e Regione: "Occasione per fissare data per incontro su Genova".

assemblea ilva

Genova. Un “tavolo” presso il ministero dello Sviluppo economico da tenersi “in tempi brevi” e la cui data “Regione ed enti locali ritengono necessario venga calendarizzata mercoledì 20 gennaio a latere dell’incontro” che il ministro dello Sviluppo Econimico Federica Guidi terrà con le segreterie nazionali di Fiom, Fim e Uilm sul futuro del gruppo Ilva, per discutere “degli aspetti specifici relativi all’Ilva di Cornigliano con particolare riguardo all’accordo di programma del 2005 anche alla luce del mutato quadro di riferimento nonché delle prospettive industriali dell’intero gruppo Ilva”.

E’ questo il contenuto della lettera che il prefetto di Genova Fiamma Spena, nel ruolo di presidente del Collegio di vigilanza, ha inviato questo pomeriggio al ministero dello Sviluppo economico e che domani la Fiom e la Failms leggeranno nel corso dell’assemblea che si terrà in fabbrica per aggiornare i lavoratori sull’incontro di oggi in Prefettura. Un incontro a cui hanno partecipato due dei tre commissari (Enrico Laghi e Corrado Carrubba) e un dirigente del ministero con il ruolo di “osservatore”.

Dopo le polemiche delle scorse settimane oggi anche il Comune di Genova, rappresentato dal sindaco di Genova Marco Doria e dall’assessore Emanuele Piazza si è trovato allineato sulle posizioni dei sindacati circa la necessità che ci siano garanzie rispetto all’accordo di programma. Posizione ampiamente condivisa anche dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Edoardo Rixi, che questa mattina al termine dell’incontro aveva anche dichiarato che “se non ci saranno garanzie saranno le istituzioni locali a dover guidare i cortei”. Tutti d’accordo quindi, e tutti preoccupati perché tutti sanno che, se fino a settembre un tampone dovrebbe essere garantito dall’emendamento Basso (sempre che il decreto sia effettivamente approvato senza modifiche entro il 2 febbraio) e dagli accordi già stipulati con l’azienda sulla turnazione dei contratti di solidarietà, il futuro resta al momento un buco nero.

A preoccupare i sindacati, oggi, è stato non solo il silenzio dell’emissario del governo che si è limitato ad ascoltare senza alcun mandato per fornire risposte, ma anche l’atteggiamento dei commissari che, se hanno ribadito che entro giugno saranno completati i lavori per la linea 4 di zincatura, rispetto agli investimenti sulla banda stagnata (da loro giudicati strategici nell’incontro di novembre) oggi hanno detto chiaramente che sul punto le scelte spetteranno ai nuovi proprietari.

E preoccupa nel frattempo la nota arrivata dallo stesso Gruppo Ilva in cui viene comunicato che il direttore generale del gruppo Massimo Rosini, chiamato un anno fa dai commissari a governare il ‘nuovo corso’ ha lasciato l’incarico, ufficialmente di comune accordo con i commissari dell’Ilva, “a seguito del nuovo scenario, creatosi con i recenti sviluppi che hanno interessato il Gruppo Ilva ed essendo mutate le condizioni”. Una notizia che non solo sta preoccupando diversi altri dirigenti dello stabilimento genovese, ma suona come un campanello d’allarme ulteriore anche per i lavoratori: “E’ un brutto messaggio – commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro – perché il fatto che colui che era stato chiamato con il mandato di risanare un’azienda pubblica e farla ripartire se ne vada è il chiaro segnale che il mandato è cambiato”.

La nuova giornata chiave per l’Ilva sarà quindi quella di mercoledì, giorno in cui, il governo dovrebbe fissare l’incontro con sindacati e istituzioni genovesi ma anche giorno in cui ai segretari nazionali di Fiom, Fim e Uilm saranno fornite le prime risposte sul futuro e dove verrà ricordato tramite i segretari nazionali, Landini e Rappa, la Fiom cercherà di far passare in prima battuta il messaggio che “nel bando di vendita dell’Ilva non ci deve essere solo l’Aia di Taranto, ma anche l’accordo di programma di Genova“.

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