Genova. Un pasticcio fatto da “apprendisti stregoni”. Così Armando Palombo dell’rsu Fiom Dell’Ilva ha definito l’emendamento Basso approvato il 7 gennaio in commissione alla Camera sull’integrazione al reddito dei lavoratori Ilva di Cornigliano. “Negli ordini del giorno in approvati in Comune il 10 novembre e in Regione il 23 ottobre gli impegni presi all’unanimità erano quelli della conferma dell’accordo di programma con ripristino dei lavori di pubblica utilità per due anni e la richiesta di un piano industriale con investimenti certi per la banda stagnata. E tutto questo nell’emendamento non c’è”.
Non solo. Il fatto che l’emendamento Basso non sia stato collegato direttamente all’accordo di programma farà sì che giustamente anche i lavoratori di Taranto e quelli di Novi chiederanno l’integrazione del 10% dei contratti di solidarietà complicando non di poco la situazione per il Governo che anziché tirar fuori un milione e settecento mila euro dal Fondo per interventi strutturali di politica economica potrebbe doverne trovare molti di più.
Per questo domani mattina a partire dalle 9 la rabbia dei lavoratori dell’Ilva scenderà in piazza: “Chiediamo la convocazione urgente del collegio di vigilanza e la protesta non si fermerà finché non lo otterremo”. Lo sciopero, indetto unitariamente da tutta la rsu dello stabilimento con l’appoggio delle segreterie di Fiom e Fialms, vedrà i lavoratori attraversare la città per arrivare sotto la Prefettura. Non porteranno i piazza i ‘mezzi’ pesanti, ma non è escluso che questo non avvenga nei giorni successivi se non ci saranno risposte adeguate.
L’emendamento, intanto, difeso com’era prevedibile dal Pd, non piace però a tutti. In piazza domani davanti alla Prefettura dovrebbero esserci insieme ai lavoratori anche il m5s, Rete a sinistra e anche l’assessore allo Sviluppo economico Edoardo Rixi, che da mesi stava lavorando con il Governo per l’approvazione di un emendamento di ben altro tenore (10 milioni per un’integrazione al reddito per due anni che comprendesse lavori socialmente utili con un anticipo da parte della Società per Cornigliano poi restituiti dal Governo).
Ma nemmeno il vicesindaco di Genova, nonché vicepresidente di Società per Cornigliano Stefano Bernini lo considera esattamente un capolavoro:
“Il Governo eliminando il finanziamento per i lavori socialmente utili, che inizialmente prevedeva un fondo da 5 milioni l’anno per due anni, rende di fatto impossibile la realizzazione degli lsu, perché i costi andrebbero ad incidere sulle risorse già esigue che restano per le bonifiche. Inoltre non credo che sia possibile che società di Cornigliano possa utilizzare quei soldi anche volendo senza una modifica dell’accordo di programma”.
La via di uscita è una sola anche per il vicesindaco: “Occorre che prima dell’approvazione il Governo reinserisca il finanziamento, anche perché l’esperienza dei lavori socialmente utili era stata molto positiva non solo per i lavoratori ma anche per l’amministrazione, ma per questi due anni i lavori sono stati pagati da noi, con un costo di circa 5 milioni, cosa che senza la garanzia che questi soldi rientrino, non possiamo più fare”.