Genova. Sarà votato domani pomeriggio alla Camera il testo del Dl Ilva che contiene il cosiddetto ‘emendamento Basso’ sull’integrazione dei contratti di solidarietà per i lavoratori dell’Ilva di Cornigliano che torna al 70% ma solo fino a settembre. E secondo quanto trapela il documento, una volta approvato da Montecitorio, arriverà al Senato (dove il voto è previsto entro il 2 febbraio) blindato.
Così se il Pd genovese e ligure sostiene all’unanimità (o quasi, il vicesindaco Bernini qualche perplessità l’ha espressa) che sia un buon risultato da cui partire, i lavoratori dell’Ilva e il loro primo sindacato, la Fiom, sono preoccupati e chiedono che sia modificato prima della definitiva conversione in legge. “Se non sarà così saranno la Regione e il soprattutto il Comune di Genova a dover mettere i soldi per i lavori socialmente utili” tuona il segretario Bruno Manganaro.
Un giorno di pausa, riflessione e orecchie tese per il sindacato, mentre già domani gli animi torneranno a scaldarsi. Nello stabilimento di Cornigliano si svolgerà infatti un’assemblea dei lavoratori per decidere le iniziative in vista del Collegio di vigilanza che si terrà lunedì alle 12 in Prefettura. La convocazione ufficiale da parte del Prefetto Fiamma Spena, dopo la telefonata arrivata ieri sera che ha portato alla sospensione dell’occupazione di palazzo Tursi, è arrivata questo pomeriggio.
Nelle intenzioni all’incontro dovrebbe partecipare anche un rappresentante del Governo scelto tra uno dei sei ministeri firmatari dell’accordo. Se così non sarà i lavoratori sono pronti a riprendere la protesta. Ma l’assemblea di fabbrica di domani sarà un’assemblea ‘calda’ anche per altre ragioni: se in un primo tempo sembrava che sarebbe stato il primo momento di confronto con le due sigle sindacali (Fim e Uilm) che ieri si sono ufficialmente dissociate dall’occupazione creando una grave frattura in un momento molto delicato, alla fine Fim e Uilm hanno convocato un’assemblea separata per giovedì mattina, temendo una forte contestazione da parte dei lavoratori.
Se non ci saranno sorprese, quindi, per i lavoratori dell’Ilva di Cornigliano sarà messo a disposizione dal Governo un milione e 700 mila euro fino a settembre per avere i contratti di solidarietà al 70%. Per lo stesso periodo, dice in pratica l’emendamento, il reddito potrà essere ulteriormente incrementato attraverso i lavori socialmente utili utilizzando parte delle risorse a disposizione della Società per Cornigliano.
Questo in pratica, significa che se, come pare, il governo non metterà a disposizione ulteriori risorse, dovranno sborsare Regione e Comune di Genova. Ma di quanto si tratta? “Circa 900 mila euro per arrivare dal 70% al 76%, la stessa cifra che hanno preso i lavoratori Ilva in questi due anni” fanno sapere fonti vicine al Pd. “Di molto di più, visto che la modifica dell’accordo di programma in questi due anni ha portato il reddito sopra all’80%” dice la Fiom.
Sullo sfondo del dibattito, la preoccupazione vera, che alla fine accomuna tutti, è per il futuro. E se dal Pd locale ribadiscono che in ogni caso “creare un precedente per legge con l’integrazione dei contratti di solidarietà non è poco anche in caso di vendita”, sono in molti che, dietro la facciata di vittoria non nascondono che la vendita, così come è concepita al momento, rischia di compromettere ben più che il 10% di reddito, ma il futuro stesso dello stabilimento di Cornigliano e dei suoi 1650 lavoratori.