Genova. Agg.h.10.40. Il corteo, che inizialmente doveva recarsi in Prefettura, ha fatto un’improvvisa deviazione e i lavoratori sono entrati in Municipio. “Da questo momento – hanno detto – consideriamo il Comune di Genova occupato dai lavoratori dell’Ilva”.
Agg.h.10.25. “Fuori, fuori!”. I lavoratori dell’Ilva stanno entrando a Palazzo Tursi e chiedono al sindaco e alla giunta di uscire.
Ancora una volta i lavoratori dell’Ilva sono scesi in piazza, dando vita a un corteo aperto dallo striscione ‘Pacta sunt servanda’, l’enunciazione del principio cardine del diritto civile.
Sono centinaia i lavoratori che dallo stabilimento di Cornigliano hanno raggiunto il centro cittadino per chiedere garanzie e risposte, quelle che fino ad ora non sono mai arrivate. “L’accordo di programma non si tocca, lo difenderemo con la lotta” è lo slogan dei lavoratori, che chiedono vengano rispettati i patti sottoscritti dall’accordo di programma che riguarda la continuità retributiva. Il corteo sta raggiungendo la Prefettura di Genova, dove verrà effettuato un presidio.
Un pasticcio fatto da “apprendisti stregoni”. Così Armando Palombo dell’rsu Fiom Dell’Ilva ha definito l’emendamento Basso approvato il 7 gennaio in commissione alla Camera sull’integrazione al reddito dei lavoratori Ilva di Cornigliano. “Negli ordini del giorno in approvati in Comune il 10 novembre e in Regione il 23 ottobre gli impegni presi all’unanimità erano quelli della conferma dell’accordo di programma con ripristino dei lavori di pubblica utilità per due anni e la richiesta di un piano industriale con investimenti certi per la banda stagnata. E tutto questo nell’emendamento non c’è”.
Non solo. Il fatto che l’emendamento Basso non sia stato collegato direttamente all’accordo di programma farà sì che giustamente anche i lavoratori di Taranto e quelli di Novi chiederanno l’integrazione del 10% dei contratti di solidarietà complicando non di poco la situazione per il Governo che anziché tirar fuori un milione e settecento mila euro dal Fondo per interventi strutturali di politica economica potrebbe doverne trovare molti di più.
Da qui la rabbia dei lavoratori: “Chiediamo la convocazione urgente del collegio di vigilanza e la protesta non si fermerà finché non lo otterremo”.