Presto la gara

Genova, ok alla vendita di Questura e caserma dei Carabinieri

I soldi ricavati saranno usati per strade e scuole, in primis il Bergese

Questura di Genova

Genova. Via libera del consiglio metropolitano (con 15 voti favorevoli, il voto contrario del consigliere Pastorino e l’astensione del consigliere Anzalone) alla vendita di due pezzi da 90 del patrimonio immobiliare dell’ente: l’edificio della Questura di Genova in via Diaz, 12.000 metri quadri fra uffici, alloggi di servizio, magazzini, cortili e parcheggi, costruita fra il 1935 e il 1937 dall’architetto Alfredo Fineschi (lo stesso che progettò la contigua spalliera verde delle ‘Caravelle’) e la cinquecentesca villa Grimaldi di corso Martinetti a Sampierdarena, proprietà della Provincia dal 1908 e sede dal 1939 di un’importante caserma dei Carabinieri, quella che sovraintende all’area fra Sestri Ponente, Sampierdarena e tutta la Val Polcevera fino a Sant’Olcese e Serra Riccò, che ha una superficie di 4.000 metri quadri fra uffici, alloggi di servizio, parcheggi, cortili magazzini e terrazze.

L’alienazione, per la quale verrà presto pubblicato un bando di evidenza pubblica, è stata decisa dalla Città metropolitana, proprietaria degli immobili, in seguito all’offerta irrevocabile di acquisto da 17,7 milioni di euro (15 milioni per la Questura e 2,7 milioni per la caserma dei Carabinieri, valori che la Città metropolitana ritiene congrui e che saranno base d’asta nel bando in uscita) fatta lo scorso 6 novembre 2015 dal fondo comune immobiliare I3 Patrimonio Italia, creato appositamente dalla società pubblica Invimit, 100% Ministero dell’economia, per acquisire immobili di enti locali, in particolare Province e Città metropolitane. Nel caso molto probabile che il bando vada deserto, per i forti vincoli urbanistici e architettonici che gravano sui due immobili rendendoli poco o niente appetibili per il mercato immobiliare privato, si procederà alla vendita a I3 Patrimonio Italia, poiché l’offerta fatta come detto è irrevocabile.

Gli ineludibili vincoli che gravano su entrambi i palazzi sono sia urbanistici (devono essere destinati esclusivamente a servizi), sia storico-artistici (la Soprintendenza non consente altro uso che quello ad uffici pubblici e impone l’attuale consistenza architettonica e distributiva), e inoltre la particolare struttura della Questura, con enormi volumetrie, rende impossibile una parcellizzazione.

“Il ricavato della vendita dei due edifici, 17,7 milioni di euro in tutto – spiega il consigliere metropolitano delegato al patrimonio e al bilancio Alfonso Gioia – per legge non può essere utilizzato per la spesa corrente, ma può essere impiegato solo per due finalità. La prima sono gli investimenti in conto capitale, per esempio opere pubbliche sulle strade o progetti di edilizia scolastica, a cui dedicheremo ca 5,5 milioni del ricavato, e sull’edilizia scolastica in particolare potremo finanziare vari progetti già esistenti di ampliamento edilizio per alcune scuole che ‘scoppiano’, prima fra tutte l’istituto alberghiero Bergese di Sestri Ponente, che ha avuto un autentico boom. La seconda finalità per cui si possono impiegare i ricavi delle alienazioni immobiliari è l’estinzione di mutui: e noi infatti utilizzeremo i restanti 12,1 milioni per estinguere due mutui da 6,8 e 5,3 milioni con scadenza 2030 e 2031, risparmiando notevoli somme di interessi sugli stessi mutui, circa 1 milione all’anno da qui alla scadenza dei mutui. Questo risparmio di 1 milione all’anno, al netto del mancato introito degli affitti di Questura e caserma che vale ca 680.000 euro all’anno, ci lascia un tesoretto annuale di circa 320.000 euro, che potremmo usare, questo sì, per le spese correnti”.

Va detto, fra l’altro, che la certezza degli affitti era tutt’altro che scontata: non per la caserma dei Carabinieri, visto che l’Arma ha sempre regolarmente pagato l’affitto annuo di 135.000 euro, ma per la Questura: il Ministero dell’Interno, infatti, a cui è intestato il contratto di locazione, non paga il canone di affitto di 570.000 euro annui da oltre 10 anni, e il credito della Città metropolitana è arrivato a oltre 4 milioni, tanto che, dopo anni di solleciti, lo scorso novembre è partita la lettera di sfratto, seguita pochi giorni dopo da un decreto ingiuntivo del Tribunale.

Il patrimonio immobiliare della Città metropolitana è molto essenziale: oltre agli edifici in cui hanno sede i propri uffici, possiede infatti solo edifici scolastici, tutti utilizzati al 100%, (le scuole costituiscono il 95% del patrimonio immobiliare dell’ente) e non più di 8 appartamenti nel centro storico di Genova e a Pratozanino, frazione di Cogoleto.

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