Genova. Una moratoria di un anno per discutere le politiche di sostegno al trasporto motociclistico a Genova. È’ questa la richiesta di “due ruote in città” associazione di motociclisti genovesi che, assieme a numerose altre realtà si è mobilitata dopo l’ordinanza del Comune di Genova che, da febbraio, bloccherà il traffico nel centro di Genova ai mezzi euro 0, in pratica circa ventimila motoveicoli, principalmente vespe, che vengono utilizzati ogni giorno per muoversi in città.
Il Presidente dell’associazione, Romolo Benvenuto, ha scritto una lettera aperta al Sindaco per ricordare alcuni dati che rendono Genova capoluogo nazionale ed europeo delle due ruote. “L’Italia detiene il record europeo di motocicli immatricolati, quasi 10 milioni, e Genova detiene un suo ulteriore record: 180mila motocicli e ciclomotori immatricolati nel Comune. Il doppio della media italiana per abitante tanto che è l’ultima città italiana per autoveicoli immatricolati (se si esclude Venezia dove si va in barca). 486 autovetture ogni 1000 abitanti contro una media nazionale di 608″.
La circolazione, spiegano funziona anche e soprattutto grazie alla scelta che hanno compiuto i genovesi in questi anni. Anche per questo a Genova non ci sono code, anche per questo a Genova non c’è una emergenza smog come registrato in questi giorni in altre città italiane”. L’associazione, quindi, chiede un incontro nella speranza che “finalmente l’Amministrazione comunale cominci a considerare la mobilità su due ruote una risorsa per la città. Questo vorrebbe dire stringere una alleanza tra mezzo pubblico e due ruote con l’utilizzo condiviso delle corsie gialle”.
I motociclisti genovesi, quindi, si dicono contrari a provvedimenti di limitazione della circolazione per le Vespe in assenza di pericoli incombenti per la qualità dell’aria. “La sua ordinanza mette fuori gioco qualcosa come 20 mila moto costringendo alla rottamazione secca perché i mezzi non più utilizzabili non avranno più alcun mercato dell’usato. Infine, è inspiegabile una accelerazione come quella impressa dall’Ordinanza. In 30 giorni migliaia di famiglie sarebbero alle prese con il problema del cambio del mezzo con cui ci si reca al lavoro.